Dalla parte del perdente
Eine Geschichte im Fluß der Erinnerungen
di Nidia Robba, ed. La Mongolfiera libri, pagg.310, 2013
Presentazione del romanzo
29 dicembre 2013, ore 18.00
Galleria Dora Bassi - Gorizia
Introduzione di Marianna Accerboni
Letture di Helga Lumbar
Prima presentazione del nuovo libro di Nidia Robba. La curatrice Marianna Accerboni ha organizzato questo appuntamento, il quale, oltre a configurarsi come un'occasione per fare un bilancio della mostra dedicata a Paolo Caccia Dominioni e per incontrarsi per un brindisi augurale (offerto dall'Azienda Agricola Zidarich di Duino-Aurisina/ Trieste), permetterà di scoprire una scrittrice che, per la sua sensibilità ai temi storici delle nostre terre e non solo, ben si lega alla riscoperta delle opere del poeta-soldato protagonista della mostra.
Il finissage della mostra ospiterà così la presentazione del 10° romanzo della scrittrice e poetessa triestina Nidia Robba (classe 1924). Il volume, scritto in chiave semi-autobiografica, sarà introdotto da Marianna Accerboni con letture e testimonianze della pittrice Helga Lumbar, cui si devono le efficaci illustrazioni delle copertine dei libri. L'autrice da anni è in contatto con Marianna Accerboni, che ha pensato di poter unire le suggestioni tratte dalle vicende del libro alle tante opere del grande architetto, pittore, scrittore e soldato.
Nidia Robba descrive la fine del secondo conflitto mondiale lungo un itinerario che passa tragicamente da Firenze a Trieste, dal lago di Garda all'Umbria e alla Germania, rivelando circostanze belliche e sociali, intrecci psicologici e relazioni umane sullo sfondo di una vicenda sentimentale e di una trama, costellate di particolari storici e riferimenti alla quotidianità illuminanti e a volte inediti: una scrittura essenziale e sensibile, colta e avvincente, sostenuta da una sottile intuizione esoterica, che lascia il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina. Già in alcuni libri precedenti la Robba aveva acutamente approfondito molteplici aspetti del mondo austro-tedesco, come per esempio in Il sortilegio della città rosa (2006), ambientato prevalentemente ad Heidelberg, Castel Rovino (2010), che si svolge in Alto Adige, e Lo schiaffo (2011), che ricorda il 1° conflitto mondiale a Trieste e Graz.
Nidia Robba, accademica dei Micenei e insignita di numerosi premi, tra cui la targa alla carriera del Comune di Trieste e il Premio città di Venezia, giunge con questo volume al decimo romanzo e al diciannovesimo libro, considerando anche i volumi di liriche. Ha studiato alla Facoltà di Lettere dell'Università di Firenze, città dove ha risieduto per alcuni anni, e ha viaggiato moltissimo in Italia e all'estero. A diciott'anni ha scritto il primo romanzo. Numerosissime sono le sue poesie, ma per decenni, fino al '78, la scrittrice ha gettato nel fuoco le sue opere, a causa di una sorta d'intimo pudore, iniziando a pubblicare solo nel 2002 per l'interessamento della figlia. Tra breve, per i 90 anni dell'autrice, uscirà un volume di poesie intitolato L'ultima cetra. (Comunicato stampa di Marianna Accerboni)
Voci di gattile
di Giorgio Cociani, Luglio Editore, pgg.82, €10,00
Presentazione libro
18 dicembre 2013, ore 18.30
Ingresso del Centro Commerciale Il Giulia - Trieste
Volume di Giorgio Cociani, storico presidente e fondatore de "Il Gattile", per raccontare la vita quotidiana dei mici e i loro pensieri secondo i modi di un'inedita piece teatrale. Introdurrà la pubblicazione l'arch. Marianna Accerboni assieme all'autore stesso. Il libro, che si avvale di una ricca sequenza d'immagini fotografiche a colori realizzate ad hoc da Marino Sterle e delle presentazioni della celebre astrofisica Margherita Hack e dello scrittore Pino Roveredo, è definita dall'autore stesso una piccola commedia grottesca in quattro tempi e 22 foto.
Nell'ambito del racconto, che si svolge con l'incedere brioso dei toni mozartiani e la "leggerezza" della commedia francese, fanno capolino 5 protagonisti felini: la gatta domestica Lady, la gatta addomesticata Celeste, la gatta randagia Lulu, il gatto randagio Jack e il gatto addomesticato Aramis, ognuno con la propria indole e le proprie esperienze, a volte dolorose, a volte più ovattate.
Nel raccontare il mondo felino, Cociani usa una notevole dose di delicato humor, che traduce nei termini di una favola contemporanea gli avvenimenti piacevoli o più toccanti delle vicende vissute dai gatti nella casa di una tenera padrona, nella strada attraversata da pericolose - a volte mortali - automobili o negli spazi rassicuranti de Il Gattile e dell'Oasi. Gli animali possiedono facoltà e intuizioni istintive profonde, che non ci sono del tutto note. Giorgio Cociani con questo suo brillante scritto, che si lega a una delle passioni della sua vita, il teatro, c'invita a conoscerli, amarli e rispettarli. Parte del ricavato delle vendite del libro (sconto del 15% per chi lo acquista alla Libreria Luglio de Il Giulia) sarà devoluto a Il Gattile Onlus di Trieste, fondato nel 2002, tra gli altri, dalla Hack, Ariella Reggio e Marino Cassetti.
Zoran Music: La poetica del silenzio
07 dicembre (inaugurazione ore 19) - 31 dicembre 2013
* Prorogata allo 01 febbraio 2014
Galleria One San Nicolò - Trieste
www.mostrazoranmusic.org
Rassegna d'eccezione dedicata al pittore Anton Zoran Music (Bukovica, vicino a Gorizia, oggi Slovenia, allora Impero asburgico 1909 - Venezia 2005). Curata dall'arch. Marianna Accerboni, la mostra propone più di una novantina di opere tra dipinti a olio, acrilici, acquerelli, tecniche miste, pastelli colorati, carboncini e grafiche (acqueforti, acquetinte puntesecche, litografie) realizzati dal 1946 al '90. La rassegna riassume felicemente, attraverso una preziosa selezione e alcuni pezzi inediti o rarissimi, le tematiche più amate dal pittore: dai cavallini ai paesaggi dalmati, senesi e umbri, a Venezia, alle Dolomiti e alle rocce; dall'autoritratto e dal ritratto della moglie Ida, al doppio ritratto, ai disegni sull'uomo e sulla sua decadenza, al ciclo Non siamo gli ultimi, ispirato alla sua tragica esperienza a Dachau, e al ciclo naturalistico della vita, dove nei Motivi vegetali e nelle radici è simbolizzato il concetto di trasmutazione.
I lavori provengono da importanti collezioni internazionali come la raccolta de Rothschild, la Estorick di Londra (oggi Fondazione Estorick), la Galleria Jan Krugier (gallerista di Picasso) di Ginevra e New York e la Galleria Ugo Meneghini di Venezia, le collezioni Lizzola di Milano e Bosi di Bologna e quella di Patty Birch, famosa gallerista americana a Venezia. In tal modo viene ripercorso a Trieste l'itinerario creativo di uno dei grandi maestri del '900.
Tra le chicche, in mostra viene presentato per la prima volta al pubblico un paesaggio dalmata su vetro del '46, precursore di tutti i cavallini e i paesaggi dalmati, il primo in assoluto sul tema e l'unico realizzato su vetro, probabilmente prima del 2° conflitto mondiale, quando Music andò a Curzola e visitò i mercati dalmati con gli asinelli. Altro pezzo molto interessante e inedito è l'inchiostro nero acquerellato su cartoncino, disegnato nel 1950 per la Galleria L'Obelisco di Roma, una delle più importanti italiane, che aveva lavorato con Music negli anni '49 - '50. Diretta da Livio Caputo e Irene Brin, aveva "traghettato" a New York i più importanti artisti italiani, tra cui Campigli, De Chirico, de Pisis.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Zoran Music, Autoritratto, tecnica mista su carta di riso riportata su tavola cm.40.3x26.7, 1976
2. Zoran Music, Ida, carboncini colorati su carta cm.36.6x31.2, 1990
3. Zoran Music, Motivo dalmata (mercato del martedi), cm.19.7x28.7, 1953
Fabio Colussi
Luce. Marine e lagune
30 novembre (inaugurazione ore 18.00) - 31 dicembre 2013
Salone d'Arte Contemporanea - Trieste
In esposizione 25 raffinati dipinti realizzati a olio su tela negli anni 2012 e 2013 e dedicati al tema della veduta marina di Trieste e della laguna. Nell'occasione sarà presentato il nuovo catalogo delle opere dell'artista. La mostra è introdotta sul piano critico dalla curatrice arch. Marianna Accerboni. "Partendo da una visione quasi neoclassica della città e della natura" - scrive Marianna Accerboni - "Colussi ricostruisce con delicata vena poetica l'immagine dei luoghi, raffinando con equilibrio e perizia nel corso del tempo il suo luminoso e vivido linguaggio attraverso un colorismo avvincente e reale, che lascia tuttavia spazio anche al sogno.
Proseguendo in modo del tutto personale l'antica tradizione di pittori e vedutisti quali Giuseppe Barison, Giovanni Zangrando, Ugo Flumiani e Guido Grimani, l'artista, oggi cinquantacinquenne, è riuscito nel corso del tempo a comporre, nel delineare la veduta, una propria maniera intensa e precisa, ma nel contempo sobria ed essenziale. Che fa vivere il paesaggio soprattutto della luce (diurna o notturna che essa sia), ottenuta attraverso ripetute e raffinate velature e un cromatismo deciso ma morbido. Equilibrio e sensibilità caratterizzano i suoi dipinti, nei quali Colussi sa intrecciare molto armoniosamente il linguaggio del passato con le esigenze di linearità di quello moderno.
Ne esce una Trieste luminosa e storica, nel cui golfo le severe ed eleganti architetture di un tempo si fondono con un cielo e un mare straordinariamente azzurri o squarciati da tramonti infuocati, che prendono spunto da quelli veri, ma risultano lievemente idealizzati grazie all'intuito poetico dell'artista, le cui note cromatiche potrebbero essere equiparate a quelle del musicista ungherese Franz Listz. Le lagune riflettono invece, sempre attraverso la luce, la pace e il silenzio dei luoghi. E così l'aria frizzante di Trieste si stempera in un paesaggio, di cui Colussi sa abilmente rendere l'atmosfera d'immobile bellezza, che caratterizza le acque di Grado, Marano e Fossalon."
Fabio Colussi (Trieste, 1957) è in un certo senso autodidatta, poiché si è formato studiando i grandi pittori artisti triestini quali Barison, Zangrando, Flumiani e Grimani. Dipinge i primi acquerelli a 4 anni, i temi sono paesaggi, boschi e figure realizzati anche a pastelli a cera; più tardi approccia la tempera e l'acrilico, per poi passare nei primi anni novanta all'olio su tela e su tavola, tecnica ora prediletta, che non ha più abbandonato. Per realizzare i suoi dipinti, trae spunto dagli schizzi annotati su un taccuino che porta sempre con sé e che talvolta sono implementati, per quanto riguarda le architetture, da appunti fotografici. Colussi è presente con le sue opere in collezioni private in Italia e all'estero. Ha esposto a livello nazionale ed europeo.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Fabio Colussi, Tramonto sul golfo, olio su tavola (faesite) cm.40x80, 2013
2. Fabio Colussi, Trieste di notte, olio su tavola (faesite) cm.26x68, 2013
Claudio Saccari: L'Anima di Trieste
26 novembre (inaugurazione ore 18.30) - 20 dicembre 2013 (prorogata al 10 gennaio 2014)
Ufficio di collegamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Bruxelles
Rassegna dedicata alle Fotografia e alla Fine art del fotografo-artista Claudio Saccari. Organizzata dall'Ufficio di collegamento della Regione nella capitale belga e dall'Associazione Giuliani nel Mondo di Trieste, presieduta da Dario Locchi e diretta da Fabio Ziberna, e di Bruxelles, presieduta da Flavio Tossi, l'esposizione è curata dall'architetto Marianna Accerboni: in mostra una settantina di immagini in bianco e nero stampate a pigmenti di carbone su carta 100% cotone, e a colori, stampate a pigmenti di colore su carta 100% cotone. Le opere sono realizzate prevalentemente negli ultimi anni e tra esse si contano numerosi inediti. Visitabile nella capitale belga fino al 20 dicembre 2013.
"Artista calibrato e immaginifico" - scrive Marianna Accerboni - "Saccari ha dimostrato già ripetutamente un personalissimo talento nel raccontare le anime dei luoghi e delle persone, riuscendo a inserire nelle proprie immagini un melange di mistero e sensibilità, estro fantastico e poetico, temperati da un senso della misura che non limita, ma anzi - magicamente - rende ancora più incisivo e convincente il suo messaggio artistico. Dopo aver sondato e narrato la realtà, ma anche il palpito sociale e umano di un ambiente attraverso la capacità di cogliere nel paesaggio e negli esseri umani l'attimo fuggente, secondo il concetto espresso un secolo fa dal celebre fotografo francese Henri Cartier-Bresson, ora Saccari si lancia in un'interpretazione originale e molto propria della sua città, delle sue mille anime e del suo fascino di porta d'Oriente, che, per consolidata tradizione, è abituata a ospitare genti diverse, anche se talvolta conflittuali, accogliendole nel suo golfo cristallino.
Qui, quando soffia la Bora scura, emergono atmosfere sottilmente legate al concetto di sturm und drang (tempesta e impeto), movimento culturale tedesco che contribuì alla nascita del Romanticismo. E la città si trasforma, come scriveva agli inizi del '900 nel suo libro Viaggio in Dalmazia il grande giornalista, drammaturgo e regista austriaco Hermann Bahr, in uno straordinario non luogo.
La mostra L'anima di Trieste, ma forse sarebbe meglio dire le anime di Trieste: da quella nordica alla balcanica, alla levantina, esse abitano questa città da sempre, come raccontava anche il piccolo coboldo assiso su una libreria di un antico palazzo triestino, nel libro Il complesso dell'Imperatore di Carolus Cergoly. Con grande sensibilità, perizia tecnica e calibrata originalità Saccari ci consegna dunque l'immagine di una città speciale, multietnica ed elegante nelle sue architetture, in cui s'intrecciano echi di culture diverse, incorniciate da una natura, dove in modo a volte fiabesco e inconsueto l'anima mitteleuropea incontra la luce del Sud.
- In bianco e nero e a colori
Il fascino del mare, il lavoro, la natura nel suo aspetto più aspro e inconsueto, alcune caratteristiche uniche di questa città speciale (via della Bora), attimi di romanticismo, come il violinista polacco che suona in Viale XX Settembre, e la varia umanità che popola Trieste (Suonatore di flauto con il suo compagno, Suonatore rumeno di sax) si susseguono nell'icasticità del bianco e nero. L'autore sa per altro cogliere della realtà anche qualche lieve nota grottesca o fuori dalle righe (Tronco d'albero mascherato, Una vita, una nota). O creare una composizione geometrica contemporanea che quasi astrae dal reale (Forme di vetro nella demolita fabbrica Macchine di S. Andrea).
Nel colore si svela invece una sorta di pittorialismo contemporaneo che caratterizza la fine creatività di Saccari: coadiuvato dalla posizione geografica di Trieste (il famoso architetto Richard Rogers affermò che la luce del suo golfo è unica tra i porti d'Europa), egli compone una serie di vedute della città, in cui l'afflato espressionista s'intreccia - coerentemente con le tendenze dell'arte contemporanea - a un lieve sentire neoromantico di grande bellezza.
Anche il notturno in piazza Unità e la Bora in Carso confermano questa felice inclinazione, mentre in Vortice di spighe la luce ritorna a brillare. Tramonti e voli di gabbiani sono resi con grande maestria e l'essenzialità delle architetture di timbro razionalista fa il pari con la nitida linea delle navi da turismo in porto. In tal modo Saccari sa ammantare il reale dei colori del sogno, consegnandoci una realtà a volte lievemente surreale. Magistrale è poi l'interpretazione della pesca nel mare appena dorato dell'alba; efficace e poetica, mai eccessiva, è la resa dei controluce e della nebbia e spesso compare una personalissima e originale reinterpretazione cromatica dei luoghi.
- L'artista e il suo percorso nel tempo (1984-2013)
Dopo aver abbandonato nel 1984 la camera oscura, in cui vigeva molto la casualità, nel corso del tempo e attraverso una quantità immensa di scatti (dai 50.000 in su), Saccari ha saputo affrontare più tematiche: dal paesaggio alla presenza dell'uomo, dalla poesia delle diverse etnie che popolano il mondo, all'introspezione, suscitando nel fruitore la sensazione di assistere a una sorta d'interpretazione panica del contemporaneo. Se nel paesaggio, uno spunto pittorico eccellente gli ha consentito di evocare, mediante un contrappunto cromatico spesso audace e armonico, l'anima dei luoghi e la magia della natura, non sono mancati riferimenti sentimentali e intuitivi, che si sono addentrati nell'animo dei soggetti ritratti per cogliere il senso più profondo dell'esistenza.
Visioni coinvolgenti e a loro modo essenziali e atarassiche, ma nel contempo venate di passione, spesso proposte quale simbolo del suo sognare la vita, dall'autore, la cui famiglia (il cognome oscillò nel tempo da Sacher a Scakar) è dalla metà del '700 originaria del Carso; germinando da una cultura di matrice nordica, che spesso ci riconduce a un mondo educato a emozionarsi per i versi di Rilke e il grigio-scuro fantasticare kafkiano. O a gioire sulle note della musica mozartiana o per i cromatismi audaci di un genio della Secessione quale Klimt."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Claudio Saccari, Castello di Miramare di Massimiliano e Carlotta, 2012
2. Claudio Saccari, Notturno in Sacchetta, 2012
3. Claudio Saccari, Piazza Unità d'Italia, 2011
La bellezza per la bontà - l'arte aiuta la vita - XIV edizione
Castello di Duino - Trieste, 16 novembre (inaugurazione ore 11.30) - 01 dicembre 2013
Sala del Giubileo - Trieste, 02 dicembre (inaugurazione ore 18) - 16 dicembre 2013
Mostra d'arte organizzata a favore del Premio alla Bontà Hazel Marie Cole Onlus, istituito da Aldo e Donatella Pianciamore, e curata dall'architetto Marianna Accerboni, che introdurrà l'esposizione. Alla rassegna, accompagnata da un esaustivo catalogo, prendono parte 33 artisti tra pittori triestini, di altre città italiane e stranieri. Da lunedì 2 dicembre (inaugurazione ore 18) al 16 dicembre l'esposizione si trasferirà alla Sala del Giubileo (Riva 3 Novembre, 9).
Espongono Alda Baglioni, Paolo Barducci, Giuseppe Beisone, Ferruccio Bernini, Diana Bosnjak Monai, Valerie Bregaint, Livia Bussi, Nora Carella, Fulvio Cazzador, Tullio Clamar, Luisia Comelli, Valentina Cosciani, Bruna Daus, Adriana De Caro, Elsa Delise, Fulvio Dot, Annamaria Ducaton, Carla Fiocchi, Paolo Guglielmo Giorio, Gianna Lampe, Mariella Lauro, Lorenzo Loffreda, Rossana Longo, Stefano Orsetti, Dante Pisani, Marta Potenzieri, Alice Psacaropulo, Antonietta Revere, Carlo Sini, Erika Stocker, Valentina Verani, Livio Zoppolato ed Elvio Zorzenon.
Bontà e bellezza s'intrecciano in questa iniziativa, che premia la generosità e l'altruismo nel ricordo di Hazel Marie Cole, straordinaria figura di mecenate inglese. Al di là del precipuo fine benefico, la rassegna ha il pregio di riassumere attraverso più di trenta opere, realizzate secondo tecniche diverse un panorama attraente e variegato del lessico artistico contemporaneo: dall'inclinazione onirico simbolica, fantastica e surreale, all'espressionismo, al filone neoromantico e concettuale.
Paolo Caccia Dominioni
Un artista sul fronte di guerra
l'uomo | le architetture | il segno | la scrittura
04 novembre (inaugurazione ore 18.30) - 31 dicembre 2013
Galleria Dora Bassi - Gorizia
Mostra di progetti, disegni, dipinti, scritti, documenti e testimonianze su Paolo Caccia Dominioni (Nerviano, prov. di Milano 1896 - Roma 1992), architetto, artista, scrittore e soldato noto a livello internazionale. La rassegna vuole ripercorrere attraverso più di 600 pezzi provenienti dai Musei Provinciali - Museo della Grande Guerra di Gorizia, dal Museo del Genio di Roma, dalle famiglie Formentini, Cosolo, Lantieri, Cantoni Burr e da collezionisti privati, i momenti salienti della poliedrica attività di architetto, ingegnere, pittore, formidabile disegnatore, illustratore e scrittore di Paolo Caccia Dominioni. Riportandolo idealmente a Gorizia e nei luoghi nei quali combattè durante il primo Conflitto Mondiale e successivamente visse, la mostra si inserisce nei grandi eventi in ricordo di Caccia Dominioni. Ideazione, progetto, curatela e allestimento della mostra dell'architetto Marianna Accerboni.
Architetto e ingegnere dal tratto colto ed essenziale e dalla cifra sobriamente e squisitamente originale, pittore, disegnatore e illustratore formidabile per la rapidità e l'eccezionalità del segno nonché scrittore efficace e coinvolgente nella sua essenzialità (Premio Bancarella), Caccia Dominioni ci consegna in questa mostra diffusa la sua equilibrata ma appassionata visione del secolo breve - che visse con intensità, stile e distacco - raccontato e interpretato attraverso migliaia e migliaia tra disegni, progetti architettonici, bozzetti, dipinti e scritti, molti dei quali realizzati sul fronte del Carso durante la Grande Guerra.
Tutta la sua vita fu per altro testimoniata da splendidi disegni, dipinti e sketch, che rappresentano forse l'aspetto meno noto della sua poliedrica creatività e che la rassegna tende a riscoprire ed evidenziare, presentando anche lavori finora mai pubblicati, come per esempio i bellissimi disegni a tecnica mista e tempera realizzati nel viaggio che lo portò in Australia e quelli che "fotografano" la gente africana. In mostra, tra le testimonianze biografiche e autobiografiche, sono esposte anche le magnifiche e inedite tavole genealogiche disegnate dallo stesso Dominioni per ricostruire le origini e gli intrecci della sua famiglia, imparentata con le più importanti casate nobiliari italiane, e l'inedito Registro dei lavori, progetti ed elaborati tecnici, nella stesura originale da lui redatta e confezionata a mano, che riassume in ordine cronologico 614 opere dal 1924 al '71.
Un'altra sezione racconta i restauri di prestigiose e storiche magioni (Castello e Golf Hotel a S. Floriano del Carso, Palazzo Lantieri a Gorizia ecc.) e le nuove architetture. Tra queste, Casa Cosolo a Fogliano Redipuglia (Gorizia) e il villaggio turistico di Riva dei Tessali (Taranto), inserito da Caccia Dominioni in un paesaggio boschivo senza abbattere alcun albero, ma adattando anzi armonicamente e con eleganza le nuove edificazioni alla natura, nel più assoluto ed ecologico rispetto per l'ambiente: solo per questo motivo l'architetto-artista potrebbe essere considerato un grande mentore antesignano della modernità, come lo fu con la sua scrittura sobria ed essenziale e con i disegni, immediati nella narrazione sintetica dall'estro armonico e razionale.
In più sezioni ricorre infine la sua incredibile capacità di raccontare da vero cronista la guerra - hic et nunc - attraverso disegni e opere pittoriche eseguite al tratto. La sintesi dei volumi e il concetto di forma-funzione sottolineano le sue architetture e l'essenzialità ricorre anche nelle illustrazioni che arricchiscono i suoi libri e quelli altrui, le cartoline, augurali e non, gli ex libris e le etichette per i vini. Sono presenti anche alcuni disegni navali, poco noti ed emozionanti: tra questi, di particolare interesse il progetto per l'opera dedicata Al marinaio d'ogni ventura (1985) per Punta Ristola (Leuca). Nel disegno fu immediato, avvincente, cromaticamente perfetto e altrettanto abile e competente si dimostrò nelle costruzioni stradali e minerarie e in altre opere. Una personalità e un artista d'eccezione, oggi però non ancora noto quanto meriterebbe, aspetto che la mostra si propone di mettere in luce e riscoprire.
Altri disegni, bozzetti grafici, lettere, reperti ancora intrisi di sabbia, fotografie e testimonianze rievocano il periodo trascorso da Caccia Dominioni in Africa settentrionale durante il 2° conflitto mondiale e quello successivo: qui, dopo aver riesumato, dal 1948 in poi per più di 15 anni, le salme di migliaia di soldati di tutte le nazionalità, progettò ed eseguì il celebre ed essenziale Sacrario Militare Italiano di El Alamein, esempio unico di architettura italiana monumentale nel deserto africano. Non va dimenticato infine che anche sul piano umano e sociale Caccia Dominioni si dimostrò molto avanti con i tempi, intrattenendo un rapporto amichevole, amabile e per così dire paritario con tutti, compresi i suoi commilitoni, i soldati e gli Ascari, che ebbe a fianco nella campagna d'Etiopia, nel secondo conflitto e per il recupero delle salme dei caduti, anticipando così, istintivamente a suo modo, un moderno concetto di globalizzazione.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Paolo Caccia Dominioni, Disegno umoristico, tecnica mista 1982
2. Paolo Caccia Dominioni, Il Salento, tecnica mista, 1964
3. Paolo Caccia Dominioni, Fiaccola alpina della fraternita - Timau - Redipuglia 4 Novembre 1956, 1981
Rosella Gallicchio: Suggestioni antropomorfe
17 ottobre (inaugurazione ore 18.30) - 03 novembre 2013
Sala Comunale d'Arte di Trieste
La mostra, che sarà presentata sul piano critico dall'arch. Marianna Accerboni, propone una quindicina di tecniche miste, tutte inedite, realizzate dall'artista negli anni più recenti. "S'intrecciano nell'intensa pittura di Rosella Gallicchio" - scrive Marianna Accerboni - "echi di universi lontani assieme ai palpiti che rispecchiano il mondo interiore all'artista, strettamente legato alle sue emozioni, che la sua pittura riflette all'esterno come uno specchio ricco di verità, nel bene e nel male. Così gli 'eccessi' del sentire, la sensibilità di chi sa vedere istintivamente oltre il reale, si tramutano, o meglio sono registrati, come in un diapason dell'arte visiva, in segni ed exploit cromatici più o meno incisivi a seconda del messaggio che la Gallicchio vuol trasmettere.
Sostenuta da una vis espressiva notevole, resa più effervescente da un uso coraggioso del contrasto cromatico e da un segno che spesso lacera e contrappone campiture di forza diversa, per farne debordare le emozioni, la pittrice dona, attraverso un gesto segnico e pittorico spontaneo, declinato senza mediazioni o esitazioni, energia al suo prezioso racconto, nei cui step scaturiscono spesso drammaticamente onde positive di luce grazie a un uso sapiente di pigmenti di colore puro miscelati attraverso l'uso di legante acrilico su carta incollata su tela. Una pittura, la sua, che rappresenta il fascino drammatico della vita, l'intima energia del suo divenire, pur rimanendo tuttavia intrisa di un personale ritmo armonico, che potrebbe apparentarsi con quello delle note di Stravinsky o della musica dodecafonica: idioma apparentemente quasi senza regole, che tocca però profondamente l'animo del fruitore, coinvolto in un racconto intimo e collettivo allo stesso tempo.
E trova il proprio riferimento in un simbolismo espressionista, in cui incisività e drammaticità del segno e del linguaggio si legano alla tradizione delle avanguardie nordiche e in particolare austro-tedesche presenti dalle origini, fin dai primi del '900, nella cultura visiva e letteraria di Trieste, grazie al diuturno rapporto con le sperimentazioni protagoniste allora nelle Accademie di Monaco, Berlino e Vienna, frequentate dai nostri artisti, seguaci di uno stile e partecipi di un clima ben diverso dalla solarità dell'espressionismo mediterraneo, di marca francese e italiana."
Rosella Gallicchio ha iniziato a interessarsi nel 1990 di ricerca interiore, yoga, danza e musica, scoprendo infine nella pittura la forma espressiva più consona alla propria personalità. Ha sperimentato la tecnica dell'acquerello con il maestro Angelo Gorlini di Milano e l'olio con Roberto Dolso; dal 2005 frequenta ininterrottamente lo studio del maestro Franco Chersicola, da allora il suo punto di riferimento più importante. Ha al suo attivo numerose collettive di prestigio e una personale. Ha ricevuto significativi riconoscimenti, tra cui il I Premio - Sezione Sport al III Concorso Mulitsch di Gorizia (2010), il Premio speciale Penta al IV Concorso Mulitsch (2012) e il Premio di rappresentanza alla Mostra collettiva Coscienze creative alla Casa dei Carraresi di Treviso (2012).
Immagine:
1. Rosella Gallicchio, Le forze dell'inconscio, tecnica mista pigmenti su carta cm.100x140, 2012"
Omaggio a Nello Pacchietto nel decennale della morte
10 ottobre (inaugurazione ore 17) - 18 ottobre 2013
Unione degli Istriani - Trieste
Nella rassegna, presentata dall'arch. Marianna Accerboni, quasi una cinquantina di opere. "Dipingere la poesia non è facile. Nello Pacchietto, finissimo disegnatore, pittore e incisore" - scrive Marianna Accerboni - "lo ha fatto per tutta la vita, con passione, dal suo fascinoso studio a due passi dall'acqua, situato in un palazzetto quattrocentesco della magica isola della Giudecca, quando ancora quest'ultima non era meta dei Vip. E a due passi dalla moglie Anita, che lo ha sempre accompagnato amorevolmente, da quando, nel '50, avevano lasciato l'amata Capodistria per Venezia. Nella città lagunare il pittore ebbe modo di conoscere e frequentare poeti, artisti, scrittori notissimi, tra cui il poeta Diego Valeri, con il quale nacque un'amicizia così intensa che, per esempio, la serie di liriche Storie di mare, molto rappresentativa della creatività dell'artista, fu scritta praticamente a quattro mani.
Temperamento solare ed entusiasta, Pacchietto ha saputo tradurre e intrecciare il paesaggio e l'animo dei suoi personaggi simbolo - la donna e il pescatore – in un magma unico di sogno e di bellezza ideale, ammantandoli spesso di colori anch'essi simbolici, declinati talvolta con sensibilità divisionista, sul filo di una concezione onirica e lievemente surreale del mondo. E componendo con maestria un'interpretazione positiva e ottimistica dell'universo, supportata da una fine capacità d'intuire, in una composizione, i pieni e i vuoti, le luci e le ombre, accostate in sapienti ed emozionanti chiaroscuri, come accade per esempio nella rappresentazione ineffabile della neve, delle viscere del Carso e del chiaro di luna. E facendo leva su un linguaggio espressionista di grande libertà e chiarezza lontano dal significato introspettivo e drammatico, che tale movimento aveva assunto nella maggior parte d'Europa e particolarmente nei paesi di cultura austro-tedesca."
Nello Pacchietto (Capodistria 1922 - Venezia 2003), trasferitosi nella Serenissima nel dopoguerra, l'artista si
perfezionò all'Accademia di Belle Arti della città lagunare nelle tecniche dell'incisione. Vi svolse poi un'intensa e prolifica attività, per la quale fu spesso premiato, a partire dal '54, quando ricevette il 1° premio per l'Incisione dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. Iniziò a esporre negli anni cinquanta. Fu presente più volte su invito alla Quadriennale di Roma, alle Biennali dell'Incisione Italiana di Venezia, Pescia e Cittadella, all'Intergrafik di Berlino Est, all'Incisione Veneta di Praga e Bratislava e negli anni 2000 alla Biennale veneziana.
Ha esposto con successo in più di 50 personali in Italia, Europa e altri continenti. Sue opere sono presenti nella Galleria d'Arte Moderna di Roma e di Venezia, nella Raccolta Bertarelli di Milano, nei Musei di Verona, Forlì, Vicenza e Trieste, al Museo Puskin di Mosca, all'Ermitage di S. Pietroburgo, a Vienna, nel Museo del Paesaggio di Torre di Mosto (Venezia) e in prestigiose collezioni, come per esempio quella di Mrs. Elisabeth E. Gardner, direttrice di una delle sezioni artistiche del Metropolitan Museum di New York. Attualmente due suoi lavori sono esposti alla Fine Art Gallery di New York.
Nel 2004, un anno dopo la sua morte, è stato ricordato a Vienna con una mostra allestita nella Minoriten Kirche, la chiesa della comunità italiana, e con l'esecuzione del Requiem di Salieri, interpretato dalla Wiener Philharmoniker Orchestra di Vienna. Una delle opere esposte, la Madonna degli Istriani, è stata donata alla chiesa dalla famiglia. Molto intensa è stata anche la sua attività d'illustratore per volumi propri e di altri autori e per cartelle d'incisioni dedicate all'Istria, al Carso, a Muggia, Capodistria, Venezia e alla Marca Trevigiana.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Nello Pacchietto, Barche a Bassedraga, acquarello su tavola cm.50x60, 1988
2. Nello Pacchietto, Muggia arrivo del Re Carnevale, disegno a penna cm.20x18.5, 1985
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Nello Pacchietto
Trieste, 19 maggio (inaugurazione) - 21 maggio 2017
La poliedrica creatività di Nives Pertot
07 ottobre (inaugurazione ore 18.30) - 03 novembre 2013
Storico Caffè Tommaseo - Trieste
Mostra presentata sul piano critico dall'arch. Marianna Accerboni, con una serie di opere suddivise in quattro sezioni, che testimoniano l'incontenibile fantasia dell'artista triestina: l'approccio figurativo è espresso attraverso una serie di morbidi intrecci realizzati ad acrilico, che alludono al fascino della natura. Ma la Pertot si cimenta con destrezza anche in generi diversi: lo dimostra la sequenza dei Notturni, in cui, mediante l'accostamento di superfici riflettenti, gesso e foglia d'oro su fondo acrilico scuro, la pittrice crea personaggi fantastici e attraenti, così come accade nella serie di composizioni "costruite" attraverso gesso, pietre e altro.
Interessanti anche i collage di objet trouvé, come fiori, perle, bastoncini, impaginati tra vetri trasparenti, che con uno sguardo lieve al folklore, richiamano anch'essi in modo armonico e originale, quale sorta di ex voto laici, il gioco dada e surreale. Nives Pertot ha frequentato l'Istituto d'Arte di Trieste e ha avuto come insegnate la pittrice Alice Psacaropulo. Si è quindi affinata nello studio Avantgarde di Mario Rigoni, sperimentando varie tecniche pittoriche, tra cui l'acrilico e il collage. Ha affrontato anche il tema della scultura lignea e ha partecipato a selezionate collettive in Italia, Croazia e a Parigi, aggiudicandosi prestigiosi riconoscimenti.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Nives Pertot, Intrecci, olio su tela cm.60x80, 2009
2. Nives Pertot, Nel blu, cm.80x100, 2008
Le barche da sogno di Alessandro Starc
07 ottobre (inaugurazione ore 19) - 13 ottobre 2013
Family Banker Office della Banca Mediolanum - Trieste
starcartweb.wordpress.com
Unaa originale rassegna dedicata all'attività scultorea di Alessandro Starc, eclettico e interessante scenografo, pittore, decoratore e scultore triestino, che sarà presentata dall'arch. Marianna Accerboni. In mostra una decina di raffinate interpretazioni dell'andar per mare in barca a vela, tema quanto mai attuale in vista della 45° Barcolana. Le imbarcazioni sono realizzate da Starc - che si è formato all'Istituto Statale d'Arte di Trieste e ha al suo attivo un'intensissima attività artistica molto apprezzata in Italia e all'estero - in legni pregiati quali olivo, rovere, mogano, acero, larice, noce nazionale, teak e acacia, accostati fra loro con originale estro creativo ed elegante equilibrio armonico e delicatamente appoggiati su un mare realizzato in bronzo o con metalli di recupero.
La bellezza di queste creazioni, oltre a palesarsi nell'equilibrio delle forme, nella preziosità dei materiali e nel virtuosismo tecnico con cui Starc li tratta, risiede anche - annota Marianna Accerboni - nella magica capacità da parte dell'artista d'imprimere slancio e dinamismo alle sue barche da sogno, che sembrano volare su un mare virtuale, sospinte dai venti. Apprezzato nell'eseguire scenografie teatrali e cinematografiche, Alessandro Starc si trova ad affrontare l'impegno di risolvere problemi tecnici facendo uso dei più svariati materiali e infondendo nel contempo alle sue opere una preziosa fantasiosità. Questa professione richiede un'ampia padronanza tecnica, che spazia dalla responsabilità nel gestire la costruzione legata all'aspetto tecnico sino alla capacità di suscitare nello spettatore emozioni estetiche, trasportandolo in una dimensione fantastica.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Alessandro Starc, Barca lignea su base di bronzo, 2013
2. Alessandro Starc, Barca lignea su base in metallo, 2013
Roberto Budicin: Viaggio nel colore
02 ottobre (inaugurazione ore 18.30) - 16 ottobre 2013
Sala Comunale d'Arte di Trieste
* 16 ottobre, ore 18.30. Per il finissage della sua personale il pittore Roberto Budicin incontrerà il pubblico.
La rassegna, presentata da Marianna Accerboni, propone una trentina tra oli su tavola e su tela e acquerelli, quasi tutti inediti, realizzati dal giovane pittore triestino Roberto Budicin (Trieste, 1980) nel 2013.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Roberto Budicin, Tramonto a Col, olio su tavola cm.24x33, 2013
2. Roberto Budicin, Miramare, olio su tela cm.40x60, 2013"
___ Presentazione di mostre di Sergio e Roberto Budicin curate da Marianna Accerboni
Sergio Budicin
09 marzo - 22 marzo 2013
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
Roberto Budicin
03 marzo - 22 marzo 2012
Galleria La Loggia - Udine
Sergio Budicin
20 novembre - 03 dicembre 2010
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste
Paolo Cervi Kervischer: Per tutto l'oro del mondo
21 settembre (inaugurazione ore 19) - 19 ottobre 2013
Lux Art Gallery - Trieste
Nella galleria diretta da Giorgio Parovel, una importante rassegna che propone l'ultima produzione del pittore triestino Paolo Cervi Kervischer, artista di punta del linguaggio espressionista contemporaneo, che sarà presentata da Maria Campitelli. La rassegna rientra nell'ambito dell'iniziativa benefica "Ottobre in rosa" promossa della LILT - Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, di cui Paolo Cervi Kervischer è testimonial. In mostra una ricca e affascinante sequenza di opere realizzate a tecnica mista, in cui l'astrazione s'intreccia spesso a una personale e coinvolgente interpretazione del lessico figurativo.
Il tema dell'oro - spiega Kervischer - entra in gioco nelle innumerevoli metafore che sollecita e nessuna di esse è privilegiata in maniera particolare. Il rapporto con i volti e con i corpi nei quadri cosiddetti "aniconici", può essere anche una sottolineatura dell'universalità del simbolo: tutto entra in relazione con l'oro, come tutto entra in relazione con l'economia e allo stesso tempo l'economia e l'oro entrano in relazione con l'umano.
Paolo Cervi Kervischer (Trieste) nel 1968-77 studia con Nino Perizi presso la Scuola libera di figura al Museo Revoltella e si diploma quindi in pittura con Emilio Vedova all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Opera con mostre personali e installazioni in Italia (Trieste, Venezia, Padova, Portogruaro, Treviso, Bologna e Milano) e in area mitteleuropea (Austria, Croazia, Germania, Ungheria, Bosnia). Nel 1982 ha lavorato in Francia a Nancy ed Epinal con interventi collegati a ricerche di poesia visiva. Ha sviluppato ricerche di fotografia creativa e combinata.
Numerose sono inoltre le performance ("Suonare se stessi" Teatro Pollini, Padova,1983; "Tra Musica e Pittura" con Maci Forza, Trieste, 1991; "Topkapynewyork", 2002; "Copiare il maestro", Trieste, 2002 e "Corpi vaganti vacanti", 2006) e le installazioni ("Dalla Pittura del Simbolo al Simbolo della Pittura", Muggia, Cappella del Crocefisso, 1980; "Mondialismo", Palazzo Costanzi di Trieste, 1998; "Proveder", Portici Inattuali, Sitran (Belluno) 2001; "Tutti Frutti - Il coniglio non ama nessuno", "I Colonos" Villacaccia di Lestizze (Udine) 2004; "Spersi nella Mente", Video Installazione, Galleria Luka, Pola 2005.
A Trieste è presente nel 2010 alla Galleria Trart con la personale "Love or fear", nel 2011 a Palazzo Costanzi con la personale "Essere nel passo del tempo" e al Magazzino 26 - Biennale diffusa con "Eve and Adam"; nel 2013 partecipa in Messico alla collettiva organizzata dal Gruppo 78. Dal 1980 è fra i partecipanti agli incontri internazionali (Colonie) nell'area Mitteleuropea. Dal 1991 esegue dal vero i ritratti dei poeti italiani e stranieri contemporanei (in parte selezionati e pubblicati dalla rivista "Equivalences" di Madrid nel 1994) e poi raccolti e stampati (30 ritratti) assieme ai diari degli incontri nel "Taccuino di viaggio, ritratti di poeti (1989-2002)", edito da "Ramo d'Oro" nel 2002 e presentati al 7° Rencontres Europeennes du livre, Dom Policie, Sarajevo, a "Pordenonelegge", Ex Convento di San Francesco a Pordenone, 2002, e alla mostra "Portaltico", Lattuada Studio, a cura di Francesca Alfano Miglietti (Milano).
Ha realizzato per Illy Collection la tazzina "Toon Gee" (1992) e la serie speciale di tazzine "Basket Playground" (1996). Dal 1992 insegna Arte Moderna e Contemporanea, Disegno, Pittura e Studio dell'Anatomia nel suo Laboratorio. Dal 2008 è visiting professor di storia dell'Arte presso l'Università di Banja Luka (www.italianisticabl.eu). Nel 2007 gli è stata dedicata da Irene Valente la tesi di laurea (www.pck.it) "Paolo Cervi Kervischer - Catalogo ragionato 1978/2002" (www.pck.it) (testo con biografia completa, 580 opere esposte e/o pubblicate, il catalogo delle opere e i testi della critica).
Immagine:
Paolo Cervi Kervischer, Per tutto l'oro del mondo, spersi nella mente, acrilico su tela, dittico cm.80x120, 2013
Luigi Spacal. La poetica dell'essenzialità
20 giugno (inaugurazione ore 19) - 21 luglio 2013 (prorogata al 26 luglio)
01 settembre - 13 ottobre 2013
Galleria One San Nicolò - Trieste
* 11 ottobre, ore 19. In occasione della Barcolana, la curatrice Marianna Accerboni terrà un incontro sull'attenzione di Spacal al tema del mare, presente in numerose e nuove opere dell'artista esposte nella rassegna.
Antologica d'eccezione per Luigi Spacal (Trieste, 1907-2000), a cura di Marianna Accerboni: in mostra una sessantina di opere, soprattutto pezzi unici selezionati, in prevalenza dipinti, ma anche disegni e incisioni, realizzati dal maestro dagli anni '30 ai '90. Nell'ambito dell'iniziativa - ideata dal gallerista di origine milanese, fine intenditore d'arte e grande amico di Ottavio Missoni - alcuni lavori di Spacal saranno esposti anche nella storica "Nuova bottega" di Parmiani a Barcola, anche per festeggiare i cinquant'anni di attività dell'elegante atelier d'arte e arredamento, autentica icona del buon gusto.
"Il linguaggio essenziale e icastico di Spacal, che fu valente pittore e incisore dal poliedrico virtuosismo tecnico" ha precisato Accerboni nel corso della presentazione "continua ancor oggi ad affascinare il pubblico di ogni età e provenienza, perché nella sua apparente semplicità tocca il cuore di ciascuno con un velo di lirismo sottaciuto, come spesso accade da queste parti. Il suo elegante simbolismo è ormai divenuto nel corso del tempo, senza dimenticare altre tematiche, immagine e memoria del Carso, del lavoro, del mare e anche del dolore. Un linguaggio che spesso scivola verso le note di un personale surrealismo, connotato da un segno incisivo e avvincente e da accostamenti cromatici raffinati e illimitati".
Non per nulla Spacal, che fu anche splendidamente attivo nell'arazzo e nell'incisione, partecipò più volte alle Quadriennali romane e alla Biennale di Venezia, dove nel '54 e '58 ottenne il 1° premio per la grafica. Nel riassumere con efficacia ed eleganza i momenti salienti dell'attività del maestro, la rassegna ripercorre attentamente le diverse fasi dell'evoluzione del suo linguaggio, apprezzato anche a livello internazionale: dal figurativo elegante e icastico del realismo magico degli esordi, spesso espresso nell'essenzialità del bianco e nero, agli anni in cui la sua pittura, così intensamente materica nella sostanza, ma concettualmente delicata e poetica, si evolve verso simbologie segniche e cromatiche al limite dell'informale. Di particolare interesse un'opera metafisica, inusitata per Spacal, ma riuscitissima, un grande paesaggio istriano del '51 e un magnifico collage ligneo degli anni '60.
Olga Micol: Trieste ieri e oggi
termina lo 08 settembre 2013
Caffè Tommaseo - Trieste
* 07 settembre, l'autrice e la curatrice Marianna Accerboni incontreranno il pubblico nella sede della esposizione
Mostra fotografica della triestina Olga Micol, che propone una sensibile e raffinata interpretazione dell'anima antica e contemporanea di Trieste. La rassegna presenta una ricca e affascinante sequenza d'immagini a colori, in cui solo talvolta il pathos del paesaggio è accentuato in fase di postproduzione. Nata in una famiglia di fotografi e formatasi agli esordi a Melbourne nello studio fotografico degli zii, Micol riesce a esprimere con felice intensità il fascino della nostra città in rapporto alla sua storia e alla natura, interpretandone la bellezza architettonica in forte simbiosi con l'effervescenza di alcuni eventi prettamente locali, come la bora e il suo impatto con il mare; ma anche la solitudine dell'uomo davanti agli accadimenti naturali e l'italianità di Trieste.
L'esprit del colore e dell'amicizia
24 agosto (inaugurazione ore 18.00) - 06 settembre 2013
* 05 settembre, ore 18, gli allievi dell'Atelier Možina, il maestro e la curatrice Marianna Accerboni incontrano il pubblico
Galleria Rettori Tribbio 2 - Trieste
Opere realizzate nell'anno accademico 2012/2013 da 61 dei 72 allievi del corso che il pittore Livio Možina tiene in Galleria. La rassegna, che sarà introdotta dall'architetto Marianna Accerboni, propone più di una sessantina di opere di gusto figurativo, realizzate quasi tutte a olio, ognuna delle quali rappresenta il quadro simbolo tra le molte realizzate nell'anno accademico da ciascun artista. "Il colore e la luce rappresentano" - scrive Accerboni - "il fil rouge di questa piacevole rassegna, la quale dimostra ancora una volta di più quanto l'amore per l'arte sia radicato nella nostra città, che certamente compendia l'assenza in loco di un'Accademia di Belle Arti con l'appassionato interesse con cui artisti di tutte le età, amano perfezionarsi in ambito pittorico.
In mostra sono esposte più di una sessantina di opere di gusto figurativo, realizzate quasi tutte a olio, ognuna delle quali rappresenta il quadro simbolo tra le molte realizzate nell'anno accademico 2012/13 da 61 dei 72 allievi del corso che il pittore Mozina tiene in Galleria. A tal proposito va sottolineato che il numero dei partecipanti aumenta con carattere esponenziale poichè nel 2012 la collettiva finale proponeva, su 64 partecipanti al corso, le opere di 58 pittori, contro i 46 del 2011 e i 34 del 2010: una scuola dunque in ascesa per il numero di allievi e l'interesse che suscita in una città come Trieste, protesa da sempre, per antica tradizione, verso le arti.
I temi prediletti rimangono anche quest'anno il ritratto, la danza, la figura umana, il mondo animale e vegetale e il paesaggio. La scuola, tenuta dal talentuoso Možina in veste di paziente, rigoroso ma delicato insegnante, si fregia di significative caratteristiche: la prima è l'assoluta importanza data da Možina alla pratica del disegno, su cui si basa una gran parte della riuscita dei dipinti. Nella realizzazione di quest'ultimi ogni pittore viene accuratamente seguito nell'ottica di un attento apprendimento della tecnica a olio e di un'espressività tesa a una rappresentazione del tema realistica, ma tendenzialmente poetica e - spesso - iperrealista, stili frequentati da sempre con amore dal maestro.
Altre linee costanti del laboratorio sono costituite dalla volontà e dalla capacità di creare, durante i corsi di pittura, una forte e serena aggregazione tra gli allievi sul modello delle antiche scuole socratiche e platoniche, sì da favorire lo scambio reciproco e l'intrecciarsi delle singole esperienze. Sotto il profilo stilistico all'inclinazione narrativa e a quella figurativa, che da qualche anno è ritornata nettamente di moda nell'ambito dell'arte contemporanea e che rappresenta la linea-guida dell'atelier, s'incontrano il lessico impressionista e postimpressionista, a volte quello surrealista e simbolico, il linguaggio fantastico e la narrazione Fantasy, accomunati da un'intensa valenza cromatica, che rende questa rassegna annuale un'occasione di gioia al di fuori delle mode e del tempo, consacrata al gusto per la pittura pura.
Espongono: Gabrio Albrecht, Mauro Anello, Tullio Antonini, Piergiacomo Banda, Adriana Belle, Alice Bellettini, Claudia Benedetti, Giulia Bon, Paolo Bonifacio, Michela Bottegaro, Paula Botteri, Ginevra Braut, Valentina Butelli, Fulvio Caiulo, Alessandro Calligaris, Alessandro Casale, Alessia Casali, Tina Cencic, Marco Chermaz, Micol Ciacchi, Walter Colomban, Claudia Comuzzo, Noris Dagostini, Lara Dassi, Giuseppina Depase, Dorina Deste, Antonio Di Gregoli, Ingrid Di Meo, Gabriella Di Pietro, Sabrina Felician, Matej Ferletic, Francesca Franceschinis, Boris Furlan, Mara Giorgini, Claudio Iurin, Claudio Maiola, Antonella Marottoli, Ida Marottoli, Nada Marsich, Barbara Masotto, Dilva Musizza, Bruna Naldi, Fabio Olenik, Debora Ovsec, Laura Pauluzzi, Majda Pertotti, Laura Pescatori, Loredana Pichel, Raffaella Pisoni, Gabriella Pitacco, Laura Rabbaioli, Valdea Ravalico, Fulvia Rovatti, Yvonne Rowden, Otilia Saldana, Barbara Schreiber, Giorgio Schumann, Lili Soldatich, Federico Spinelli, Roberto Stalio, Elena Stalizzi Valrisano, Carlo Staurini, Bruno Stiglich, Massimo Tessarotto, Vania Testa, Cristina Trivellato, Serena Vivoda, Enrica Zanzottera, Ornella Zaro, Tatjana Zerjal, Viviana Zinetti, Francesca Zisca.
Immagine:
Bruna Naldi, Fiori di maggio, olio su tela cm.50x50, 2013
Arte al femminile
51esima Mostra Collettiva delle Socie F.I.D.A.P.A.
17 luglio - 04 agosto 2013 (prorogata al 14 agosto)
* 06 agosto, ore 19, visita guidata alla rassegna condotta da Marianna Accerboni
Sala Arturo Fittke - Trieste
La rassegna, organizzata dalla Sezione Storica di Trieste della Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari in collaborazione con il Comune di Trieste, curata dall'architetto Marianna Accerboni, è stata visitata nella prima settimana di apertura da più di 600 persone. L'esposizione vede protagoniste le socie artiste del sodalizio Nora Carella, Egle Ciacchi, Giuliana Griselli, Gabriella Giurovich, Rossana Longo, Valdea Maniago Ravalico, Marta Potenzieri Reale, Paola Sbisà, Edda Romanzin Starz, presenti con dipinti realizzati a olio, tecnica mista.
La rassegna propone anche quest'anno alcune novità poiché accosta ai dipinti, i preziosi lavori dedicati alla moda e ai gioielli da due stiliste, la creatrice di moda di origine pugliese Nika Bianco e l'architetto triestino Anna Negrelli, componendo, mediante tecniche, linguaggi e orientamenti di gusto diversi, un interessante e variegato microcosmo creativo.
"Va sottolineato che Trieste" - scrive Marianna Accerboni - "luogo colto e per molti aspetti all'avanguardia, è stata una delle prime città italiane in cui venne costituita una sezione F.I.D.A.P.A.; non solo, ma nel suo nucleo fondatore, già negli anni Trenta, comparivano molte artiste". Un fil rouge lega infatti il mondo dell'arte triestina alla F.I.D.A.P.A., associazione femminile sorta negli Stati Uniti alla fine degli anni Venti per fronteggiare la crisi economica dell'epoca. Oggi la Sezione Italiana, con più di undicimila iscritte, è la più numerosa al mondo e quella triestina fu fondata 52 anni fa proprio da una pittrice, Giusy Bradaschia.
Nora Carella, artista 95enne in piena attività, temperamento vivacissimo e profondo, durante la sua lunga carriera ha saputo sperimentare con successo in pittura i vari generi, dedicandosi con passione al ritratto, nel cui ambito è divenuta molto famosa e ricercata per la sua capacità di cogliere la fisionomia interiore del soggetto. In quest'occasione presenta delle oniriche vedute lagunari intrise di luce e fascino essenziale e di trasparenze d'inclinazione postimpressionista.
Egle Ciacchi, formatasi in particolare con i maestri Raffaella Busdon, Franco Chersicola, Paolo Cervi Kervischer, Franco Dugo e alla Scuola di acquaforte Carlo Sbisà, si esprime attraverso una stesura cromatica e compositiva di grande chiarezza e qualità, capace di selezionare i pieni e i vuoti, i chiaroscuri e gli addensamenti emozionali con equilibrio ed esiti di notevole eleganza: testimonia con originalità, supportata da un abile e istintivo gesto cromatico, il proprio pensiero pittorico teso all'astrazione e volto a decrittare con sensibile chiarezza il significato segreto e magico delle cose.
L'acquerello è una tra le tecniche predilette da Marta Potenzieri Reale, che si manifesta con vivace lirismo: la pittrice ha affinato il suo linguaggio in Inghilterra e ha esposto ripetutamente e con grande successo al Gran Palais di Parigi e a Venezia. Autrice di talento, dai suoi viaggi trae spesso ispirazione per rappresentare freschi e fascinosi paesaggi e nature morte originalmente realizzate attraverso l'applicazione della filosofia zen alla creatività artistica: attraverso l'immaginazione coglie e ripropone in forma quasi onirica l'essenza delle cose declinate secondo un felice connubio cromatico e compositivo, come accade per le opere esposte in questa occasione.
L'acquerello è declinato con garbo ed estro fantastico, grazie anche all'approfondimento tecnico svolto nell'atelier del pittore triestino Lido Dambrosi e successivamente in prestigiose scuole inglesi di acquerello, in Spagna, in Toscana e a Venezia. Recentemente è stata invitata alla Biennale 2011 al Magazzino 26 del Portovecchio di Trieste così come Gabriella Giurovich, che reinterpreta in modo del tutto personale e avvincente il reale, sintetizzandolo attraverso un significativo processo di sintesi volto all'astrazione e intriso di un linguaggio intensamente espressionista, che l'artista declina con grande sensibilità e vigore, memore del messaggio intenso di Munch ma anche della magia chagalliana.
L'architetto Giuliana Griselli, già nota per il design di bijoux d'alta classe, propone in questa occasione la sua luminosa maniera pittorica, coltivata fin dagli anni giovanili e caratterizzata da un'interpretazione di gusto espressionista del reale, sottolineata da un'armonica ma intensa sensibilità cromatica, per cui ha meritato prestigiosi riconoscimenti. La pittrice muggesana Rossana Longo, molto ferrata nelle più svariate tecniche pittoriche antiche e contemporanee, pure presente alla Biennale 2011, propone un'ideale, nuova e raffinata interpretazione del paesaggio marino accanto a un'immagine più tradizionale, in cui si evince grande talento e un'accentuata e personale sensibilità cromatica.
Valdea Maniago Ravalico, formatasi in particolare alla scuola del pittore triestino Ottavio Bomben e con i maestri Mario Rigoni, Walter Falzari, Paolo Cervi Kervischer e Vittorio Porro, reinterpreta con accurata grazia e ispirazione il tema del ritratto e della figura umana, addolcendolo con colori pastosi e seduttivi. Paola Sbisà, designer di splendidi gioielli e pittrice, espone una fitta sequenza d'incisioni, che rammentano il suo grande amore per la natura e per i viaggi, donandoci con sottile lirismo e grazie a un'ottima capacità tecnica e una delicata sensibilità, il sapore di luoghi solitari e nascosti: un altrove interpretato con la grazia che le è propria.
Al ritratto e alla natura morta si dedica Edda Romanzin Starz, interpretando tali temi con sensibile intensità per il dato luministico ed esprimendosi con delicatezza e serena aderenza alla realtà. Dopo un primo periodo di formazione con il pittore Walter Falzari, la pittrice, che ama ritrarre dal vero i soggetti delle sue opere, ha preso parte a diverse rassegne nazionali e internazionali.
Nika Bianco espone delle elegantissime creazioni di fattura sartoriale come l'abito da sera di taffetas e le rievocazioni di costumi d'epoca in velluto, voile, tela e cady, corredati da bozzetti e caratterizzati da una linea estremamente essenziale, che coniugano raffinatezza e fantasia. L'architetto Anna Negrelli presenta invece una significativa e intrigante selezione dei suoi originalissimi gioielli realizzati in argento, rame e pietre, in cui il piacere della sintesi s'intreccia a un sottile divertissement creativo. Accanto a questi la designer propone una serie di abili acqueforti acquetinte ispirate prevalentemente al tema del mare.
L'11 agosto, un happening di pittura e musica, ideato dalla curatrice Marianna Accerboni: dalle 18 alle 20 le artiste saranno presenti in mostra dove eseguiranno in diretta davanti al pubblico un'opera a disegno o a pittura, spiegando le proprie tecniche e il proprio percorso creativo, accompagnate dalle musiche celtiche eseguite dal vivo dalla giovane e valente arpista Teodora Tommasi.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Nora Carella, Venezia Madonna della Salute, olio su tela cm.100x70, 2010
2. Rossana Longo, St Michael's Mount, olio su tela (tecnica antica) cm.80x40, 2009
Franco Manià da New York a Trieste
14 giugno (inaugurazione ore 19) - 20 agosto 2013
* 08 agosto, ore 19, visita guidata alla rassegna condotta da Marianna Accerboni
Lux Art Gallery - Trieste
Nel capoluogo giuliano, negli spazi della galleria, diretta da Giorgio Parovel, un'importante rassegna curata dell'arch. Marianna Accerboni. Attraverso 80 dipinti dal 1990 a oggi, è infatti la prima rassegna in assoluto a raccontare in modo esaustivo l'arte di questo pittore che, vive e opera nella sua città (Ronchi dei Legionari - Gorizia), dopo aver riscosso negli Stati Uniti un enorme successo. Ha infatti esposto in alcune delle gallerie più importanti degli Stati Uniti e i suoi quadri figurano in alcune delle collezioni più prestigiose degli States. Per rendere più completa la comprensione dell'arte di Manià e dare adeguato risalto alla sua poetica e alla sua creatività, la rassegna sarà suddivisa in due fasi, ognuna delle quali con opere diverse: la prima si concluderà il 12 luglio
"Sensibilissimo e attraente per la morbida leggerezza dell'essere, riflessivo e vitale" - scrive Marianna Accerboni - "in lui fremono emozioni e sentimenti intensi, che, con grande, istintiva abilità, sa rivestire e tradurre in colore, segno, messaggio. In bilico fra surrealismo e figurazione neoromantica, vis onirica e introspettiva e linfa lievemente naive, il pittore Franco Manià sa consegnarci un universo ricchissimo, emozionale ed emozionante, che non finisce mai di stupire per quella raffinata e nel contempo "semplice" capacità del comporre fantastico, riflettendo sui confini che separano vita e morte, reale e irreale, che è stata propria dei grandi artisti dal lessico anticonvenzionale e visionario, da Dalì all'Arcimboldo, da Antonio Ligabue a Nathan.
Eccezionale e unico, vive appartato in provincia, nell'estremo Nord Est italiano, ma quando espone nella Grande Mela, il successo divampa. I lavori di Manià, realizzati prevalentemente a spatola e a pennello attraverso una tecnica personale, che assembla all'olio finiture in acrilico e intersezioni materiche di malta, sabbia, sassolini e colore, pennarello e collage, affascinano pure vari fiduciari del Consiglio del MOMA e diversi altri collezionisti, tra cui S. I. Newhouse, editore, che acquistano anch'essi molte sue opere. In particolare la celebre gallerista Abrams gli offre di rimanere a dipingere ospite in una sua villa nel New Jersey, spesato di tutto. Ma lui rifiuta e torna nella sua terra, che compare sovente, quale landa delle delizie in alcuni lacerti dei suoi quadri, quasi un momento di sospensione fatata e magica, nella drammaticità e nell'angoscia dell'esistere."
Franco Manià (Ronchi dei Legionari, Gorizia 1939), nato alla vigilia del secondo conflitto mondiale, non ha avuto l'opportunità di frequentare la scuola d'arte, ma la pittura è sempre stata la sua linfa vitale. Ha infatti approfondito con studi appassionati ogni aspetto del mondo dell'arte e della cultura. Autodidatta, ha iniziato con l'acquerello, ma molti anni fa, dopo un imprevisto, ha distrutto improvvisamente tale produzione. Vent'anni più tardi ha ripreso a dipingere con la tecnica a olio, su incoraggiamento del fratello Oriente. Temperamento intenso e riservato, per molto tempo non ha voluto mostrare i suoi dipinti al di fuori dell'ambito familiare. I suoi lavori sono ospitati in permanenza alla Lumen Gallery di New York.
Manuela Marussi: Angeli
29 giugno (inaugurazione ore 18.30) - 20 luglio 2013
Hotel Vis à Vis - Trieste
www.manuelamarussi.com
La rassegna, presentata sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni, propone una sequenza di oli su tela dedicati in modo molto personale al rapporto tra terra e cielo, visibile e invisibile, realtà e pensiero e alla liaison tra l'universo apparente e l'ascendenza del divino, che l'artista simbolizza appunto nei suoi delicati angeli. Formatasi inizialmente sotto la guida del pittore espressionista Paolo Cervi Kervischer, Marussi ha poi affinato il proprio linguaggio seguendo l'insegnamento dell'artista Livio Možina, maestro dell'iperrealismo, e rendendo sempre più interessante la propria tecnica attraverso fini e ripetute velature che donano profondità e luce alle sue opere.
I miei 'quasi' inediti per l'amico Bruno Ponte
22 giugno (inaugurazione ore 18.30) - 09 luglio 2013
Galleria Cartesius - Trieste
Mostra dedicata dalla pittrice Annamaria Ducaton, attraverso quasi una ventina di eleganti e intense tecniche miste realizzate dal 1985 al 2000, all'indimenticabile Bruno Ponte, raffinato artista e promotore delle arti, scomparso un mese fa all'età di 91 anni. Nell'occasione l'arch. Marianna Accerboni ricorderà la figura di Ponte, che definisce "voce eccelsa, solare e riservata del nostro secondo '900", presente in esposizioni di grande prestigio in Italia e all'estero. La mostra vuole simbolizzare la considerazione e l'affetto di Trieste per questo grande e riservato artista, cui il Comune dedicò nel 2011 una grande antologica a Palazzo Costanzi.
"Il ricco e poliedrico mondo degli artisti triestini" - scrive Marianna Accerboni - "ha perso quest'anno un'altra punta di diamante: si è spento all'età di 91 anni con dolcezza, così com'era vissuto, il pittore Bruno Ponte (Talmassons - Udine, 1921), di genitori di origini friulane, l'artista visse fin dai primi mesi di vita a Trieste, dove nel '36 iniziò a dipingere sotto la guida di Carlo Pacifico. Poi andò in guerra, quella tremenda di trincea, come marconista in Africa. Preso prigioniero, fece ritorno con gli ultimi scaglioni solo nel '46: un'esperienza rievocata di quando in quando nelle sue opere attraverso sensazioni cromatiche di grande levità, ma vivaci nella sobria evanescenza del ricordo.
Nella città natale frequentò quindi la Scuola di Figura del Museo Revoltella con Sambo e Perizi e quella di Acquaforte di Carlo Sbisà, cui si legò di grande amicizia, gli studi di Lucano e in particolare di Alice Psacaropulo. Costanti sono la sua ricerca linguistica e l'affinamento espressivo, condotti attraverso la rarefazione del dato naturale, scomposto in una sintesi pittorica fantastica ed eletta, soffusa di sottile lirismo, ma intensa e sostenuta da una tecnica raffinata sia in campo pittorico che grafico. E' stato attivo fino agli ultimi tempi. Legatissimo alla galleria Cartesius, per anni anche stamperia d'incisione, che aveva aperto con il figlio Valentino nel '71, l'ha seguita fino a metà degli anni '80 con autentico amore, sentimento che ha connotato con delicatezza tutta la sua vita e i suoi rapporti con l'arte e con il prossimo. E' per questo che sono stati in molti a tributargli con deferenza l'ultimo saluto."
Immagini (da sinistra a destra):
1. Annamaria Ducaton
2. Bruno Ponte con Mirella Schott Sbisà
Otilia Saldana
15 giugno (inaugurazione ore 18.30) - 28 giugno 2013
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
Otilia Saldana, presentata dall'architetto Marianna Accerboni, espone la sua nuova maniera pittorica attraverso 22 oli su tela del tutto inediti e realizzati dal 2012 a oggi. L'artista d'origine panamense riconferma in questa rassegna l'iniziale interesse per le immagini e la cultura del suo paese natale, che ripropone però con un'inclinazione stilistica diversa, la quale, abbandonato il simbolismo, si volge a una pittura di respiro più notale, rimanendo ferma e intensa la sua inclinazione per i per i colori brillanti, tipici della cultura panamense.
Mirko Donati: Percorsi di luce
01 giugno (inaugurazione ore 18.30) - 01 luglio 2013
Bottega Gibigiana - Venezia
bottega.gibigiana@gmail.com
In un luogo espositivo e laboratorio, dove ogni cosa è autoprodotta e realizzata artigianalmente, una mostra speciale, dell'artista bolognese Mirko Donati, ispirati, come scrive la curatrice Serena Boccanegra, principalmente al termine gibigiana, il quale allude al riflesso del mare, che entra ritmico e sinuoso nella case veneziane, abbracciate dall'acqua: luce intima e perpetua in continuo divenire". Nella stessa rassegna sono esposte "Le perle di Labuan", affascinanti lavori in ceramica di Silvia Zagni e Roberta Giovanardi.
"Il concetto di gibigiana" prosegue Boccanegra "è una piacevole ossessione che vive nell'immaginario di Donati da quando ha deciso di vivere a Venezia. E la lampada Gibigiana, realizzata artigianalmente grazie all'incontro di Donati con Silvia Zagni, custodisce in sé quattro dei cinque elementi; in porcellana vetrificata e metallo, si completa e vive grazie all'acqua e genera il fuoco intenso come luce". "L'arte di Donati" scrive Marianna Accerboni, che presenterà l'esposizione "è un'arte istintiva, intuitiva e geniale, che attinge, con sottile sensibilità fantastica, la propria essenza dalla fascinosa pratica teatrale, per librarsi verso le più alte sfere dell'arte, grazie a intuizioni stilisticamente indipendenti e personalissime, le cui radici affondano nella memoria dell'object trouvé di duchampiana memoria e si nobilitano, tese al fine di creare un mondo migliore ed ecosostenibile, sostenuto da sorprese di luce contemporanea".
Mirko Donati (1969), artista di natura nomade, ha viaggiato moltissimo per lavoro e passione: avido della vita, si nutre e trasforma tutto ciò che incontra, reinventando, con sensibilità ecologica, i materiali più svariati, ma il suo più grande amore è il ferro. Autodidatta, la sua formazione proviene dalla vita e dal lavoro. Per anni ha operato al Teatro Comunale di Bologna in qualità di macchinista e di scenografo, collaborando tra l'altro allo spettacolo Un sogno senza fine di A. Jodorowsky. Ha realizzato numerose performance e allestito diverse mostre, ultima delle quali un'importante collettiva alla galleria Bi-Box di Biella. Ha organizzato mostre ed eventi in luoghi non convenzionali, quali per esempio gli spazi occupati negli anni '90 a Berlino e Bologna, come lo storica Arena del Sole.
Premio "Margherita d'argento" - 12esima edizione
01 giugno 2013, ore 18.00
Oasi Felina "Miranda Rotteri" - Trieste
Il Premio sarà consegnato dalla celebre astrofisica Margherita Hack all'attrice Loredana Cannata, interprete con Sebastiano Somma di "Un caso di coscienza". Per una puntata della fiction di grande successo, giunta nel 2013 alla 5° stagione, l'attrice ha girato una scena con un micetto, che vedremo su RAI 1 il prossimo autunno. Il premio viene conferito alla brava e bella interprete, originaria di Ragusa, per il suo grande impegno a difesa degli animali e per la simpatia e l'amicizia dimostrati al Gattile. il riconoscimento è conferito annualmente da "Il Gattile" - in occasione del compleanno della Hack, illustre socia fondatrice, che nel 2013 compie 91 anni - a una donna distintasi particolarmente nelle finalità dell'Associazione. Il premio consiste in una targa e in una puntasecca creata ad hoc dall'artista triestino Aldo Usberghi.
Nel 2002 il premio era stato consegnato alla giornalista Laura Tonero, nel 2003 a Susanna Hucksteap, testimonial de "Il Gattile", modella in carriera e già miss Italia; nel 2004 a Gioia Meloni, giornalista Raitre, nel 2005 a Giuliana Cicognani, responsabile Area Affari Generali e Istituzionali del Comune, nel 2006 a Rosella Pisciotta della Cooperativa Bonawentura, direttrice del Teatro Miela, nel 2007 all'architetto e critico d'arte Marianna Accerboni, nel 2008 a Zita Fusco, conduttrice e attrice, nel 2009 alla nota giornalista animalista Licia Colò, nel 2010 a Federica Sgarbi, scrittrice e gattofila, nel 2011 alla valente pittrice Elettra Metallinò e nel 2012 a Daniela Schifani Luchetta, insegnante e animalista triestina.
Apertura straordinaria della mostra "Il nuovo Realismo", di Livio Rosignano
25 maggio e 01 giugno 2013, ore 17-20
In considerazione del grande successo di pubblico, la rassegna, che presenta più di 60 oli recenti, dipinti per la maggior parte nell'ultimo triennio dal decano degli artisti triestini, viene riproposta con molte opere nuove e inedite.
Paolo Barozzi, una passione per l'arte
di Ottavio Pinarello (Roma, Artecom/D'Agostino Edizioni 2011), con una prefazione di Gillo Dorfles
Presentazione volume
Interventi di: Marino Zorzi, Marianna Accerboni, Paolo Barozzi
13 maggio 2013, ore 18.00
Sala Tommaseo - Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti - Venezia
www.ateneoveneto.org
Il volume, grazie al gran numero di immagini fotografiche inedite tratte dall'esteso archivio personale di Paolo Barozzi, illustra i passaggi salienti della sua lunga attività di promotore d'arte. Già amico e assistente personale di Peggy Guggenheim negli anni Sessanta, Paolo Barozzi è diventato poi un accreditato gallerista tra Venezia e Milano. Oltre ad aver esposto i più grandi nomi del panorama nazionale (da Rotella a Vedova, da Parmeggiani a Dorazio), Barozzi è stato uno dei primi a proporre ed esporre in Italia artisti come Jasper Johns, Dennis Hoppenheim, Lichtenstein, Rauschenberg, Allan Kaprow, Joseph Kossuth e soprattutto Andy Warhol, grazie anche alla sua conoscenza di Leo Castelli, il noto gallerista di New York.
Ottavio Pinarello (Padova, 1971), è artista, pittore e fotografo. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre collettive e personali in Italia e all'estero in gallerie e spazi istituzionali, ha partecipato ad esposizioni come l'Arte Fiera di Bologna, Arte Padova, Open, rassegna collaterale della Biennale di Venezia, per arrivare alle recenti personali al MUSINF, Museo d'Arte Moderna e della Fotografia di Senigallia (AN), e al MD'N, Museo De' Nobili di Ripe (AN). La rivista specializzata Arte Contemporanea, oltre a seguire e presentare da molti anni il suo lavoro di artista, ha pubblicato numerosi suoi articoli ed editoriali sul mondo e i personaggi dell'arte contemporanea.
La Venezia mitteleuropea di Budicin
07 aprile (inaugurazione ore 16.00) - 17 aprile 2013
Galleria Melori & Rosenberg - Venezia
www.melori-rosenberg.com
Mostra del pittore triestino Roberto Budicin, introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. La rassegna propone 26 oli su tavola e su tela, quasi tutti inediti, realizzati dall'artista tra il 2012 e il 2013. "Talento precoce e figlio d'arte" - scrive Marianna Accerboni - "Roberto Budicin affronta il tema della natura e del paesaggio con una dolcezza che si potrebbe definire quasi insolita per un giovane degli anni Duemila. Con molta professionalità e naturale istinto compositivo il pennello scivola con forza sulla tela, 'costruendo' con abilità momenti di luminosa, equilibrata bellezza, che sanno cogliere in modo aderente la realtà, intridendola tuttavia di un lieve senso lirico, che solo la sensibilità di un pittore-poeta sa cogliere e trasfondere con semplicità al fruitore.
Dipingere il silenzio, la luce, le atmosfere, la neve e - a volte - trasporre la cultura mitteleuropea nel milieu veneziano, non è da tutti e Budicin ci riesce con un'elegante naturalezza sostenuta da un approfondito studio delle tecniche e molta dedizione all'esercizio pittorico. In tale ambito sperimentale, il giovane artista ripropone per esempio, tra i vari "segreti" tecnici, un raffinato virtuosismo usato da Tiziano, che consiste nello stendere delle pennellate a secco su un fondo a trama forte, cosicché da lontano l'effetto raggiunto è quello di una morbida vibrazione cromatica.
Attraverso un accurato lavoro nascono in tal modo gli acquerelli, gli oli e le tecniche miste che, oltre al tema del paesaggio silente, spesso scevro di presenze umane, affrontano pure quello quello impervio del ritratto: una pittura spesso idealmente connessa alla grande passione di Budicin per la musica. Il pittore adora infatti Vivaldi, le note classiche e quelle contemporanee - in particolare i gruppi d'avanguardia degli anni '70 - ha studiato chitarra e suonato in complessi rock; ora invece si esibisce in gruppi che suonano musica irlandese. Lui l'apprezza in special modo per i rimandi antichi che vi echeggiano, così come accade nella mitologia, e per la molteplicità di strumenti, ritmi e modi di cantare che essa offre: una ricerca condotta da un artista profondo e delicato, tra le note, così come tra i colori."
Roberto Budicin (Trieste, 1980), grazie all'influenza del padre, Sergio Budicin, pittore e illustratore affermato, coltiva la passione per il disegno. Gli stimoli e le critiche lo spingono a continuare finché comincia a frequentare l'atelier del pittore accademico Walter Falzari, dove studia i soggetti dal vero e si esercita nel ritratto; nel contempo approfondisce la prospettiva, la figura nelle tre dimensioni, la teoria dei colori e la composizione. Durante gli anni universitari partecipa, assieme al padre, a Udine, Tarvisio e Pordenone, ad alcune esposizioni collettive incentrate sull'arte naturalistica. Nel 2006 espone a Trieste al Palazzo della Borsa disegni e tempere raffiguranti creature immaginarie e fantastiche, ispirate ai bestiari medievali.
Nel 2007, conclusi gli studi universitari, decide di dedicarsi a tempo pieno alla pittura e intraprende un lungo cammino di sperimentazione di materiali e tecniche, guardando a maestri dell'Ottocento quali J. Sargent, C. M. Russell, J. Sorolla, A. Zorn, J. Waterhouse e del seicento come Rembrandt e Velasquez. La Galleria Melori & Rosenberg, prima galleria d'arte contemporanea del Campo del Ghetto Nuovo, espone arte contemporanea dal 1996: in oltre 15 anni di attività è stata visitata da migliaia di persone di tutto il mondo, tuttora in contatto anche attraverso la newsletter mensile, con cui la galleria divulga le novità e il lavoro dei suoi artisti. Unica rappresentante in Italia delle opere del maestro Luigi Rocca, uno dei più amati e apprezzati pittori iperrealisti a livello internazionale, espone anche altri artisti contemporanei italiani e internazionali, affermati ed esordienti.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Roberto Budicin, Ombre fra i canali, olio su tavola cm.32x26, 2012
2. Roberto Budicin, Inverno, olio su tela cm.70x50, 2012
3. Roberto Budicin, Da Rialto, olio su tavola cm.40x20, 2012
Livio Rosignano: Il nuovo Realismo
05 aprile (inaugurazione ore 19) - 12 maggio 2013
Lux Art Gallery - Trieste
* 10 maggio, ore 19. Visita guidata alla mostra della curatrice Marianna Accerboni.
Negli ampi spazi della Lux Art Gallery, diretta da Giorgio Parovel, una importante rassegna dedicata al decano degli artisti triestini a cura dell'architetto Marianna Accerboni. In mostra più di una sessantina di oli recenti, per la maggior parte inediti e di grande dimensione, accanto a qualche dipinto del passato esposto a testimonianza dell'evoluzione del linguaggio dell'artista verso il suo lessico attuale.
"Il pittore palesa il suo Nuovo Realismo" - scrive Marianna Accerboni - "connotando la propria pittura di un intreccio di linee più essenziali, che definiscono e compendiano i pieni e i vuoti, ammantandola di un cromatismo più limpido e di una luce nuova, più chiara e serena, dinamica e ispirata, che intride di nuova vita le sue opere. Nella polvere del tempo e nella luce del sole del suo atelier che guarda i tetti di Trieste, Livio Rosignano - l'espressione degli occhi oscillante tra malinconico sentire e sguardo sbarazzino di ragazzo dalla vitalità incontenibile - ci propone il suo "nuovo realismo" attraverso una ricchissima raccolta di dipinti realizzati negli ultimi tempi.
Tra tutti si fa notare, delicatissima, luminosa ed essenziale, una grande tela di 2 metri per 1 e mezzo, quasi un arazzo contemporaneo, che ci racconta, mediante un cromatismo limpido e impalpabile, sostenuto da una prospettiva perfetta, il fascino azzurro del nostro mare. Su quale cavalletto Livio ha dipinto quest'ineffabile pittura di grande bellezza? 'Su quello solito, nello studiolo piccolissimo, in cui lavoro ora, in casa' è la risposta. In verità la tela sembra più grande dello studiolo, ma la maestria ineccepibile di Rosignano - uno tra gli unici veri artisti sopravvissuti alla congerie di avanguardie e "ismi" degli ultimi decenni - è tale da superare ogni difficoltà logistica e tecnica. Lo dimostrano altre due tele recenti di analoghe dimensioni, che rappresentano il messaggio forte di questa mostra: "Le cose rifiutate" e un magnifico Carso, le cui pietre sembrano di cristallo.
In età matura, dopo averci stupito per la capacità di dipingere il vento e la bora scura contro il mare in tempesta, a simbolizzare anche l'uomo dibattuto tra le mille difficoltà; dopo averci commosso con il racconto e la testimonianza della vita di quei "poveri Cristi", che affrontano con dolore e rassegnazione il quotidiano nelle strade livide della città e nelle osterie fumose; dopo averci colpito per la capacità d'interpretare l'amore materno con una sensibilità tale da farci sembrare quelle composizioni pittoriche delle scene sacre; e per la verve lieve e intensa al tempo stesso con cui sa rendere l'atmosfera e la bellezza dei vecchi caffè e il fascino della natura... ecco, Rosignano ritorna al pubblico che lo ama e lo attende con gli stessi temi, interpretati però secondo un concetto di innovazione rispetto a quel Realismo espressionista che aveva caratterizzato in modo quasi fauve gli esordi e più tardi, secondo un cromatismo meno squillante, il prosieguo maturo di quella fase.
Come in uno dei suoi quadri più noti, inesauribile, Rosignano, sa ancora una volta saltare il fossato dello stile e dell'arte per consegnare a noi, stupiti e ammirati,la sua nuova e ancora una volta magistrale, umanissima visione della realtà. In cui risuona, nella penombra emozionata delle sale da concerto, la voce divina dei violini. L'internazionalità di Livio Rosignano, il linguaggio di questo eccezionale pittore, l'evoluzione del percorso artistico del quale è caratterizzato da grande qualità e rara coerenza, può definirsi di levatura europea, non solo per le numerose mostre personali allestite all'estero, ma soprattutto per quel filo di colta avanguardia e di sperimentazione che sottende ogni suo dipinto: dall'espressionismo gestuale rutilante di verve degli anni 1948-58, in cui il pittore faceva proprio, pur nell'assoluta autenticità e con un'accezione brillante e quasi fauve, un lessico vicino al neoimpressionismo tedesco e a quello di Matisse e di Gauguin; alla pittura più tonale e rarefatta del periodo milanese e al conseguente intimismo di molti suoi dipinti; fino alla fondamentale volontà e capacità di scandagliare l'animo umano e di coglierne sentimenti e angosce.
Operazione quest'ultima, che è stata uno dei temi fondamentali della pittura europea del '900 (in particolare dell'espressionismo), di cui Rosignano è acuto sensore e protagonista e che si è palesata nella sua pittura con una forte sensibilità postespressionista, declinata attraverso la partecipazione al quotidiano di esseri umani straniati e solitari, immersi o sorpresi nella realtà urbana ingrigita e interrotta soltanto da qualche intenso intervento cromatico. Un linguaggio che spesso lo ha fatto accostare alla poetica di Bacon, ultima frangia dell'espressionismo europeo. Né va dimenticata la sua grande, istintiva e professionale passione per il disegno, che sottende - grazie alla produzione di più di 15.000 opere segniche - ogni suo olio: "Quando dipingo - afferma infatti - lo faccio sempre a memoria, ma sulla traccia formidabile di migliaia di disegni.
E a memoria, perché, solo attraverso il ricordo, traspare la vera essenza di un volto, di un paesaggio o di un personaggio". Figlio della sua terra, Rosignano racchiude dunque istintivamente nel suo pennello quella cultura sensibilissima e partecipe alle grandi avanguardie europee, che sopravvive ancora nella cultura di Trieste - conclude Marianna Accerboni - poiché tra fine '800 e primo '900 molti suoi artisti frequentarono le Accademie di Monaco, Berlino e Vienna, raccogliendovi i semi della coeva avanguardia internazionale che collegava allora Parigi a Mosca e al mondo slavo, passando per Trieste, all'epoca in posizione centro-europea.
Livio Rosignano (Pinguente, Istria, 1924) espone dal '49. Studente all'Istituto Nautico, fu allievo del pittore Giovanni Giordani, che lo incoraggiò e trasse profitto dal sodalizio con i colleghi più anziani Adolfo Levier, Romano Rossini e Vittorio Bergagna. Negli anni Cinquanta si trasferì a Milano, dove però non mise mai radici. Se in seguito alla frequentazione di Levier, affinò la sua intensa sensibilità cromatica, la Scuola lombarda lo indusse ad attenuare la vivacità coloristica che gli era propria. A Trieste importante fu l'incontro con Carlo Sbisà, che insegnava incisione: si appassionò soprattutto all'acquaforte, nel cui ambito operò, dedicandosi pure all'illustrazione di libri e riviste.
E' anche ritrattista e ha effigiato numerose personalità a Trieste, Roma e Milano. Ha partecipato a numerosissime mostre in Italia e all'estero: Biennale di Venezia, Triennale di Milano, Quadriennale di Roma, Premi Michetti, Suzzara e Marzotto, Mostra del Po, Triveneta di Padova; personali a Milano, Venezia, Genova, Bergamo, Bologna, Forlì, Istituto Italiano di cultura di Bruxelles, a Bucarest, Monaco di Baviera e New York, in Austria e nell'ex Jugoslavia. Nella Regione FVG si segnalano le antologiche a Gorizia (1971), Udine (1976, 1979, 1998), Trieste (1978 e Museo Revoltella 1995, 2009) e le personali a cura della Regione (2010), alla Galleria d'arte G. Negrisin del Comune di Muggia (2011), Galleria Rettori Tribbio (2012), Mostra collettiva del paesaggio alla Lux Art Gallery di Trieste (2012).
Premiato in varie mostre nazionali, segnalato al Premio Bolaffi e insignito dal Comune di Trieste con il Sigillo Trecentesco. Si è occupato di critica d'arte per La voce dei giovani, Il Gazzettino, Il Piccolo e Trieste Oggi. Come scrittore ha pubblicato Dieci pittori triestini (Italo Svevo, 1974), Feldpost 15843 (Del Bianco, 1980), Una giovane vita (Italo Svevo, 1993), Fiori gialli senza nome (Istituto Giuliano di Documentazione storica, 1995), Il comunista di San Giacomo (Tipografia Triestina, 2010). Hanno scritto di lui, tra gli altri: Decio Gioseffi, Enzo Bettiza, Dino Villani, Stelio Crise, Cesare Sofianopulo, Biagio Marin, Mario De Micheli, Demetrio Volcic, Dino Dardi, Claudio Magris, Lina Galli.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Livio Rosignano, Direttore d'orchestra, olio su tela cm.120x80, 2012
2. Livio Rosignano, Paesaggio carsico, olio su tela cm.200x150 2002
3. Livio Rosignanom, Trieste, Interno di caffe San Marco, olio su tela cm.100x70 2008
Gianni Borta
23 marzo (inaugurazione ore 18.00) - 05 aprile 2013
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
In mostra, introdotta dall'architetto Marianna Accerboni, più di una ventina di opere recenti tra oli e tecniche miste del 2012 del pittore friulano Gianni Borta (Udine), ispirate al recente viaggio compiuto
dall'artista nel Vietnam alla ricerca della vita e della luce. Protagonista della mostra è il fior di loto, il fiore nazionale di quel paese, che rinasce oggi sui campi che furono martoriati dalla guerra. Borta ne raccoglie il messaggio ed ecco che questo fiore diventa il simbolo della rinascita.
In precedenza il pittore aveva compiuto dei viaggi in altri paesi esotici, dipingendone i fiori simbolo, come per esempio le peonie in Cina, il fior di loto in India, l'iris nero in Giordania, la protea in Giordania, il padouk in Birmania, che racchiudono l'anima e la poesia di tali paesi. Coerentemente con tale attività, durante la rassegna saranno presentati anche tre libri multimediali, editi da Campanotto, contenenti i diari di viaggio di Gianni Borta in India, Giordania e Sud Africa con disegni, fotografie, quadri e filmati inseriti nei DVD che accompagnano le pubblicazioni.
"Borta" - scrive Marianna Accerboni - "dipinge en plein air come gli Impressionisti, ma con la verve del migliore espressionismo. Con la differenza che, se questa tendenza nasceva nel Nord Europa quale momento introspettivo e movimento liberatorio dell'angoscia, in questo pittore l'immediatezza del gesto e la vivacità del colore, che in lui da sempre si esplicita con un fascino del tutto fauve, sono forieri di una vitalità, di una bellezza e di un ottimismo, che ce lo fanno amare sempre di più. All'impeto dei Fauves, che accostavano, anche con sottile valenza simbolica, colori puri, dai quali scaturiva la luce, Borta, partito dalla narrazione dei temi agresti del Neorealismo friulano, tratti da una campagna intensamente amata, unisce infatti un trasporto gioioso e poetico che sfiora l'Informale, tendenza cui si era accostato nel corso di un viaggio negli Stati Uniti durante gli anni Settanta, senza tuttavia staccarsi completamente dalla realtà, sì da essere considerato autore oggi di un nuovo realismo.
Ha iniziato a esporre nel 1961, ispirandosi ai temi neorealisti del mondo contadino friulano. Oggi è considerato uno dei più significativi artisti italiani della generazione di mezzo: ha al suo attivo 850 mostre e 165 personali allestite nelle principali città italiane e all'estero e 250 riconoscimenti, tra premi nazionali e internazionali, conseguiti in 50 anni di pittura. E' presente alle più importanti rassegne artistiche, dalla Quadriennale di Roma alla Biennale Internazionale della grafica di Lubiana e di Sapporo (Giappone), dall'Arte Fiera di Bologna all'Artexpo di New York, alla Kunstmesse di Basilea e alla Triennale Europea dell'Incisione di Villa Manin.
Numerose sue opere si trovano in edifici pubblici: mosaici realizzati per scuole, ospedali, impianti sportivi e edifici giudiziari, case circondariali e monumenti. Ha partecipato spesso a laboratori di ricerca internazionali e, quale relatore, a convegni culturali. Notevole è la sua attività anche come incisore, grafico e illustratore di libri, manifesti e riviste. Ha esposto recentemente a S. Pietroburgo e al Dan Huang Art Museum di Pechino. La sua attività è documentata all'Archivio Storico della Biennale di Venezia e all'archivio per l'Arte Italiana del '900 a Firenze. Le sue quotazioni sono presenti su Artprice, leader mondiale dell'informazione. Per la sua intensa attività artistica, i temi trattati e l'originale verve pittorica, inizia a essere considerato un caposcuola".
Immagini (da sinistra a destra):
1. Gianni Borta, Due anatre tra i fior di loto, olio su tela cm.70x100, 2012
2. Gianni Borta, I fior di loto nel delta del Mekong, olio e acrilico su tela cm.70x90, 2012
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Gianni Borta
Trieste, 10 settembre (inaugurazione) - 23 settembre 2011
La linea del tempo
di Giorgetta Dorfles, Il ramo d'Oro editore, pgg.91,00, €10,00
Presentazione video libro
19 marzo 2013, ore 18.00
Sala Paolo Alessi del Circolo della Stampa di Trieste
Raccolta di intense e raffinate poesie recenti dell'autrice, "visualizzate" dalla stessa in un interessante e delicato video allegato in forma di DVD al volume, di cui la scrittrice ha realizzato le riprese, il montaggio e il testo. All'incontro, organizzato e condotto dall'architetto Marianna Accerboni, interverrà il poeta e critico letterario Roberto Dedenaro. Letture di liriche scelte dell'attrice Giovanna Artico. L'autrice sarà presente. Un groviglio di temi radicati nella vita quotidiana vengono dipanati, uno ad uno, in quadri brevi che scandagliano l'interiorità. Qui siamo di fronte alla vita come si dispiega, con i suoi conflitti, le sue incongruenze, le lacune, i desideri mancati. Le parole sono puntuali riflessioni in forma di immagini, espressioni che tendono alla chiarezza intellettuale ed evidenziano una consapevolezza del senso dell'esistere in questo mondo.
"Come di consueto" - annota Marianna Accerboni - "l'autrice sa rappresentare con celata passione e talvolta con un algido velo d'ironia, le pulsioni più intense e drammatiche dell'animo umano, attraverso degli appunti lirici di cruda attenzione, cui nulla sfugge, a volte un po' impietosi con se stessa e con gli altri protagonisti di quest'avventura complessa e spesso dolorosa che è la nostra vita: un contrappunto creativo, quello letterario, che la Dorfles visualizza felicemente e con raffinata, talvolta drammatica vis, anche nel video allegato al volume e in numerose foto d'artista, recentemente esposte con successo alla Sala Comunale d'Arte di Trieste, in cui traluce un simbolismo contemporaneo d'ispirazione concettuale".
Giorgetta Dorfles (Volterra) ha vissuto fin dai primi anni a Trieste, dove si è laureata in Lettere moderne con tesi in Estetica. In gioventù il suo interesse per le arti visive si concretizza nella realizzazione di alcuni cortometraggi sperimentali - citati nel Catalogo Cinema Underground Oggi (Mastrogiacomo Editore, Padova) - che hanno vinto numerosi premi. Trasferitasi a Roma, negli anni '70 svolge il ruolo di editor per un'agenzia pubblicitaria e quello di aiuto-regista e di sceneggiatore in alcuni documentari per una società di produzioni televisive. Tornata a Trieste negli anni '90, ha collaborato come giornalista pubblicista per le pagine culturali di alcuni giornali (Meridiano, Trieste Oggi, Il Piccolo) con recensioni di libri, interviste e inchieste.
Sue poesie appaiono in raccolte di opere selezionate in concorsi nazionali. Suoi racconti sono inclusi nelle antologie La nostra gente racconta (Vita Nuova,1989), Trieste e un manicomio (Lint, 1998) e Racconti triestini (Arbor librorum edizioni, 2011). Negli anni 2000 ha ripreso l'attività di video-maker, realizzando una serie di videopoesie - Inclusioni- presentata in due rassegne nazionali: Videospritz 2, organizzata da Trieste Contemporanea, e Residenze estive 2007, incontri di poesia e scrittura a cura dell'Associazione Almanacco del Ramo d'Oro. Nel 2008 è uscito, per i tipi de Il ramo d'oro editore, il suo lavoro più impegnativo: Errata - Reportage di una nevrosi, un libro d'intonazione autobiografica strutturato con una serie di associazioni di stampo psicoanalitico.
L'Occidente e parole
di Marina Torossi Tevini, ed. Campanotto Editore, pgg.123, €16,00
Presentazione libro
18 marzo 2013, ore 18.00
Uffici di rappresentanza del Credito Cooperativo di Staranzano e Villesse - Trieste
Tredici racconti incentrati sul tema della comunicazione e della trasmissione della conoscenza tra generazioni diverse. Se "creare è resistere", due elementi sono imprescindibili: la creazione di nuove generazioni che si rapportino con il passato, non con un atteggiamento iconoclasta, ma con una dialettica sanamente costruttiva e la resistenza di insegnanti e genitori, che non devolvano ad altri i propri compiti, ma si pongano in un atteggiamento autorevole, parimenti rivolto a futuro e passato, capace di dare input fondanti e di creare autonomia.
Ambientato in buona parte a Trieste, il volume delinea un'immagine della città vista come un'allegoria dello scivolare dell'Occidente verso il declino. "Trieste, non più città di confine" afferma Torossi Tevini "rimane pur sempre in qualche modo una città confinata, una città precaria, una città sull'orlo dell'abisso. Lo si avverte ad ogni passo, a ogni svoltare d'angolo. E' un'angoscia ma anche una pace, un mix strano di malessere e di allegria che nessun'altra città produce. Trieste è un paradigma. Un'allegoria dello scivolare dell'Occidente, una metafora del nostro declino. Per questo mi piace".
Trieste assurge a simbolo del nostro declinante Occidente ed è anima del racconto "Un inverno a Trieste" che, assieme a "Il tempo delle piogge" e a "Una donna senza qualità", coniugano la riflessione sui mali della scuola e sulla difficoltà dei rapporti tra generazioni diverse, a un'analisi sulla crisi della società contemporanea. All'incontro, introdotto, organizzato e coordinato dall'architetto Marianna Accerboni per i Pomeriggi culturali della FIDAPA, interverranno lo scrittore e poeta Roberto Dedenaro e la prof. Irene Visintini. Letture di Romana Olivo ed Enzo Succhielli.
Marina Torossi Tevini, triestina, è laureata in Lettere classiche e insegnante. Ha pubblicato nel 1991 Donne senza volto (Italo Svevo), nel 1994 Il maschio ecologico (Campanotto) e nel 1997 L'unicorno (ivi). Nel '93 ha ricevuto il 1° Premio al Concorso letterario "Il leone di Muggia" con il racconto Una donna senza qualità, pubblicato sulla rivista Borgolauro. Ha curato la pubblicazione postuma del romanzo del padre La valle del ritorno (Campanotto, 1997). Nel 1998 è stata inserita in "Lichtungen", prestigiosa pubblicazione dell'Università di Graz. Collabora con le riviste Arte&Cultura, Nuova Antologia, Stilos, Zeta.
Sergio Budicin
09 marzo (inaugurazione ore 18.00) - 22 marzo 2013
Galleria Rettori Tribbio - Trieste
Mostra personale del pittore triestino Sergio Budicin. La rassegna, che propone quasi una quarantina di oli su tela e su tavola realizzati tra il 2009 e il 2012, sarà introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. "In un momento di sensibile ritorno al figurativo" - scrive Marianna Accerboni - "il linguaggio di un artista dalla grande professionalità e dall'acuta sensibilità come Sergio Budicin, appare molto attuale e sottolinea il ritorno a Trieste di questo poetico ed equilibrato pittore, che per decenni ha operato con grande successo a Londra, Stoccolma, Milano e Roma, negli Stati Uniti, ma soprattutto in Germania.
E in quest'ultimo paese si è fatto conoscere attraverso il rapporto con prestigiose gallerie di riferimento quali la Aukloster di Monschau, la Nürnberger Rachmenkunst Haus der Gemalde, la Galerie Vogel di Heidelberg, la Schoeninger, la Reith e la Galerie in der Prannerstrasse di Monaco e la Bilder im Hof di Flensburg, tanto per citarne solo alcune, conseguendo per altro anche un premio importantissimo come il Goldenen Elefanten. In patria non ha comunque mai smesso d'insegnare assieme al figlio Roberto, anch'egli pittore, portando avanti, nel suo luminoso e affascinante atelier, i preziosi insegnamenti del friulano Walter Falzari, alla cui scuola si sono formati molti dei più importanti artisti regionali.
Il fascino della pittura di Budicin consiste in un fatto semplice ed essenziale: la capacità di essere un artista a tutto tondo che, come i grandi del passato, sa affrontare con competenza, passione e levità qualsiasi tema. Dal ritratto, espresso in modo impeccabile nella struttura e nella resa cromatica e poetica, al paesaggio con animali e soggetti umani, che spesso fanno sognare, perché, come nell'olio intitolato "Trasporto dei tronchi", suggeriscono il filo d'un racconto, lievemente romantico e d'avventura, dove senti frusciare il vento e scontrarsi gli elementi.
Per non parlare delle scene mitologiche e di battaglia che, sulla base di un attento studio storico e di costume, ti raccontano l'evento in modo quasi fiabesco, coinvolgendoti emotivamente fino in fondo, tra verità e sogno: "visioni" che non hanno perso di smalto, anzi si sono arricchite in cinquant'anni di appassionata e valente pittura, di cui alcuni vissuti a illustrare con grande perizia importanti volumi per case editrici di livello nazionale."
Claudio Saccari: Attimi
31 gennaio (inaugurazione ore 18) - 24 febbraio 2013
Sala Comunale d'Arte - Trieste
Rassegna dedicata al fotografo-artista triestino Claudio Saccari, introdotta sul piano critico dall'architetto Marianna Accerboni. Una ventina di immagini realizzate prevalentemente negli ultimi 4 anni in bianco e nero e stampate a pigmenti di carbone su carta 100% cotone baritata. L'autore coglie una sequenza di "istanti decisivi", come li avrebbe chiamati il grande Henri Cartier-Bresson, che nel '900 teorizzò tale modo di fare fotografia. "In questa occasione" - scrive Marianna Accerboni - "Saccari abbandona l'amato tema del paesaggio naturale e il vivace approccio cromatico, per comporre attraverso il bianco e nero una sequenza di affascinanti e 'unici' ritratti e attimi, che da esteriori molto spesso si fanno interiori.
L'artista fotografa una situazione hic et nunc, l'attimo che non è però sempre fuggente, ma talvolta è teso all'eterno o all'infinito, come Il bacio o Ricordi, in cui una frazione di secondo si frange nel pathos dilatato della memoria. Sono 'Attimi', intorno ai quali s'intrecciano però anche molteplici parametri che raccontano di una vita, di un paese, di una mentalità, di una civiltà, come per esempio Greca al mercato, ritratto intenso ed essenziale, icastica sintesi di un mondo di bellezza e di classicità trasposto nel quotidiano; o immagini umanamente e socialmente emozionanti come la vecchiaia estrema all'Itis, che si eleva in una solidale Carezza e si spegne in un corridoio delle attese.
Il pathos di questi 'Attimi', che talvolta stanno a significare anche 'una parte per il tutto', si placa e si acquieta in un intensissimo paesaggio, Nembi, di straordinaria bellezza nella sua carica emotiva e simbolica, che in qualche modo svela e si riallaccia all'origine famigliare di questo poliedrico fotografo-artista, il cui cognome oscillò nel tempo da Sacher a Scakar: il ceppo è originario dalla metà del '700 dal nostro Carso e germina da una cultura di matrice nordica, che spesso ci riconduce in qualche modo, soprattutto per quanto riguarda le immagini in bianco e nero, a un mondo educato a emozionarsi per i versi di Rilke e il grigio-scuro fantasticare kafkiano."
- Incontro con Claudio Saccari
20 febbraio 2013, ore 18.30
Sala Comunale d'Arte - Triestre
Immagini (da sinistra a destra):
1. Claudio Saccari, Greca al mercato, stampa a pigmenti di carbone su carta 100% cotone baritata cm.33x50, 2008
Nel panorama dei Carnevali italiani quello di Muggia si contraddistingue per l'assoluta originalità legata alla presenza delle maschere. Le maschere, circa 2000 sono i figuranti presenti in sfilata, costituiscono la caratteristica unica di Muggia non solo per l'altissimo numero di presenze ma per essere esse stesse intimamente legate ai carri allegorici della sfilata, vere e proprie scenografie dello spettacolo a tema proposto dalle singole Compagnie partecipanti al concorso della domenica di Carnevale.
L'interpretazione del tema di sfilata, presentato dalle singole Compagnie ogni anno diverso - più di 500 i temi trattati da non meno di 8 Compagnie in concorso in questi 60 anni di Carnevale - è basato per la gran parte sul costume indossato dai partecipanti nonché sull'azione scenica, ovvero "brio e macchiettistica", oggetto entrambi di apposita valutazione al fine dell'aggiudicazione dell'ambito Trofeo. Alle maschere ed ai costumi vengono dedicate in occasione di questo importante anniversario gli eventi espositivi proposti a Muggia ed a Trieste.
Il Carnevale nel Costume: abiti di Marisa Apostoli
18 gennaio (inaugurazione ore 18.00) - 17 febbraio 2013
Museo d'Arte Moderna Ugo Carà - Muggia (Trieste)
L'esposizione - con la presentazione critica di Marianna Accerboni - si presenta come una vera e propria "Storia del Costume" della Donna, con costumi che partono dall'Antico Egitto per arrivare fino ai primi del Novecento. Le sue fonti d'ispirazione sono le più diverse, dai film fino ai quadri storici e alle foto d'epoca. Una vasta panoramica che, attraverso una trentina di abiti e altrettante esuberanti acconciature, testimoniano la creatività e tutta la fantasia che i veri protagonisti del Carnevale Muggesano impiegano fin dall'estate per la preparazione dei loro divertentissimi costumi. Piccoli capolavori di artigianato degni di un laboratorio scenotecnico pronti a sfilare nella cittadina istroveneta per la settimana più folle dell'anno.
Marisa Apostoli, giunta alla sua quarantesima partecipazione al Carnevale Muggesano, si è formata presso l'Istituto d'Arte Nordio e da molti anni si occupa di decorazione ad affresco e trompe l'oeil. Famosi sono gli articolati e spettacolari copricapi dei suoi costumi che da oltre vent'anni fa sfilare anche a Venezia per il divertimento e l'ammirazione dei turisti lagunari. Particolarità di questi cappelli, corone e acconciature è l'assoluta libertà di utilizzo dei più disparati materiali, stoffa, gomma piuma, ma anche materiali da ferramenta come filo di ferro, rete plastificata e vetroresina, arrivando fino agli addobbi natalizi, e tutto rigorosamente cucito a mano. Veri esperimenti d'ingegneria statica, il bilanciamento di tali stravaganti costruzioni risulta infatti decisamente delicato...
La Città del Carnevale
Intervento di arte pubblica di Fiorella Macor
28 gennaio - 10 febbraio 2013
Spazi d'affissione a Trieste (piazza Foraggi, piazzale Baiamonti, via Caboto, via D'Alviano, via dell'Istria, via Giulia, via Severo, via Tor San Pietro, viale Campi Elisi, viale D'Annunzio)
Dieci fra i più visibili spazi d'affissione di Trieste, ospiteranno le immagini scaturite dalla fantasia della fotografa Fiorella Macor. Muggia nei suoi siti più pittoreschi diventa la scena su cui proiettare le immagini più rappresentative del Carnevale Muggesano: maschere rivelatrici dello spirito giocoso che sta alla base della grande vitalità della storica manifestazione. Fiorella Macor, nata in una famiglia di fotografi, da sempre si occupa di fotografia intrecciando l'attività di reporter, lo sviluppo e la stampa, e una personalissima ricerca artistica. Sempre aggiornata sui più recenti sviluppi tecnologici della fotografia, ci presenta 10 divertentissime immagini capaci di attirare l'attenzione anche dei più distratti passanti in cui gli scorci più caratteristici di Muggia si sposeranno con le maschere più insolite e bizzarre.
Questo intervento di arte pubblica intende così anticipare e accompagnare le iniziative organizzate per questa speciale edizione del 60° Carnevale Muggesano, che vedrà il suo svolgersi nella settimana più pazza dell'anno, dal giovedì grasso, in cui il Sindaco Nesladek consegnerà le chiavi della città a Re Carnevale in Piazza Marconi, pardon in Piazza Trottola, così ribattezzata dal nome dell'ultima compagnia vincente il Grande Corso Mascherato della domenica, fino ai Funerali del Carnevale del mercoledì delle ceneri. L'appuntamento è dunque fissato dal 7 al 13 febbraio a Muggia, città del Carnevale.
Hanibal Salvaro Hani
12 gennaio (inaugurazione ore 11.30) - 20 gennaio 2012
Lux Art Gallery - Trieste
In occasione della 45esima Mostra del Paesaggio, una nuova sezione con opere di Hanibal Salvaro Hani (con l'introduzione critica di Marianna Accerboni), uno dei protagonisti del panorama artistico croato ed europeo, fondatore della Triennale della Piccola Ceramica di Zagabria, con al suo attivo esposizioni in 30 paesi del mondo, tra cui Stati Uniti, Spagna, Cina, Australia, Russia, Germania, Francia e in Italia, soprattutto Faenza, capitale mondiale della ceramica. Alla vernice parteciperà un'ottantina di ospiti giunti apposta dalla Croazia.
"Artista visuale", Salvaro, il cui cognome italiano ricorda il nonno emigrato nel 1875 a Parenzo (allora Austro-Ungheria), esporrà lavori in acril-collage su carta, realizzati frammentando i suoi disegni, in acrilico su tela e sculture in porcellana e calcestruzzo. Nella sua arte si coglie il concetto di riuso e intreccio di più materiali, per ricreare, come in tutte le sue opere, dalla distruzione la bellezza, simbolizzata da paesaggi ideali intitolati "Dialoghi transmediterranei". Tale rassegna nella rassegna s'inserisce molto coerentemente nel programma della Galleria di creare un ponte tra la cultura triestina e regionale più eminente e l'Europa. Le opere di Salvaro colloquieranno infatti brillantemente in mostra con i lavori degli altri artisti della Mostra del Paesaggio, provenienti da Italia, Slovenia, Francia e Polonia.
Fabio Colussi
07 gennaio (inaugurazione ore 18.00) - 30 gennaio 2013
Sala Comunale d'Arte di Trieste
- 23 gennaio, ore 18.30
Fabio Colussi incontra il pubblico alla Sala Comunale d'Arte
Mostra personale del pittore Fabio Colussi, introdotta sul piano critico dall'arch. Marianna Accerboni. In esposizione 25 raffinati dipinti realizzati a olio su tela soprattutto negli anni 2011 e 2012 e dedicati al tema della veduta marina di Trieste. "Partendo da una visione quasi neoclassica della città e della natura" - scrive Marianna Accerboni - "Colussi ricostruisce con delicata vena poetica l'immagine dei luoghi, raffinando con equilibrio e perizia nel corso del tempo il suo luminoso e vivido linguaggio attraverso un colorismo avvincente e reale, che lascia tuttavia spazio anche al sogno.
Proseguendo in modo del tutto personale l'antica tradizione di pittori e vedutisti quali Giuseppe Barison, Giovanni Zangrando, Ugo Flumiani e Guido Grimani, l'artista, oggi cinquantacinquenne, è riuscito nel corso del tempo a comporre, nel delineare la veduta, una propria maniera intensa e precisa, ma nel contempo sobria ed essenziale. Che fa vivere il paesaggio soprattutto della luce (diurna o notturna che essa sia), ottenuta attraverso ripetute e raffinate velature e un cromatismo deciso ma morbido.
Equilibrio e sensibilità caratterizzano i suoi dipinti, nei quali Colussi sa intrecciare molto armoniosamente il linguaggio del passato con le esigenze di linearità di quello moderno. Ne esce una Trieste luminosa e storica, in cui le severe ed eleganti architetture di un tempo si fondono con un cielo e un mare straordinariamente azzurri o squarciati da tramonti infuocati, che prendono spunto da quelli veri, ma risultano lievemente idealizzati grazie all'intuito poetico dell'artista, le cui note cromatiche potrebbero essere equiparate a quelle del musicista ungherese Franz Listz."
Fabio Colussi (Trieste, 1957) è in un certo senso autodidatta, poiché si è formato frequentando il pittore Roberto D'Ambrosio e studiando i grandi artisti triestini quali Barison, Zangrando, Flumiani e Grimani. Dipinge i primi acquerelli a 4 anni, i temi sono paesaggi, boschi e figure realizzati anche a pastelli a cera; più tardi approccia la tempera e l'acrilico, per poi passare nei primi anni novanta all'olio, tecnica ora prediletta, che non ha più abbandonato. E' presente con le sue opere in collezioni private in Italia e all'estero (Stati Uniti, Germania e Australia). Ha esposto a livello nazionale ed europeo.
Immagini (da sinistra a destra):
1. Fabio Colussi, La vecchia Pescheria, olio su tela cm.50x70, 2011
2. Fabio Colussi, Riflessi al tramonto, cm.40x60, 2010