Referendum Ue 2005: Francia e Olanda bocciano il Trattato costituzionale

di Ninni Radicini
07 giugno 2005


Il risultato dei referendum di Francia e Olanda sul Trattato costituzionale della Unione Europea ha mostrato la inconsistenza della strategia di marketing politico per cui la Unione Europea è un "prodotto" che i cittadini avrebbero comprato senza indugi perchè presentato in una confezione attraente. Superata con agilità la strumentalizzazione dei falsi europesti, per i quali quei "No" sono la dimostrazione che i cittadini non vogliono la Unione Europea, e smarcandosi dalla lettura secondo cui si tratta di una scelta populistica e sciovinistica, forse si potrebbe avanzare la ipotesi che invece si tratta di un voto riconducibile alla delusione verso la Unione Europea. E' difficile contestare che, nonostante la politica sinceramente europeista dei veri federalisti, si sia determinato un distacco tra le dichiarazioni e gli atti, tanto che la volontà della Ue di essere un superstato compiuto, con una economia liberale-sociale e una attenzione costante verso il rispetto dei diritti civili e umani, appaia come un traguardo da raggiungere.

In questo modo si finisce per fare il gioco di coloro che, utilizzando il cavallo di Troia della retorica e presentadosi come ultra europeisti, in realtà puntano a indebolire le strutture portanti della Ue, rendendola inefficace e poco credibile. Si pensi al tema dell'Allargamento. Sorprende che questa tattica portata avanti soprattutto dal settore più retrivo della Destra non sia considerata motivo di opposizione da parte della Sinistra che invece addirittura in alcune sue parti aderisce (si presume in modo inconsapevole). Per la Sinistra e per il Centrosinistra, a livello europeo e nazionale, c'è così il rischio di diventare catalizzatore dei risentimenti di quella parte - maggioritaria - dell'elettorato attenta a che alle promesse seguano realizzazioni concrete, e, soprattutto, contraria alle scelte opportunistiche. Dovrebbe essere abbastanza indicativo quanto sta avvenendo in Germania, dove la coalizione rosso-verde ha perso voti in tutti i Lander, perfino, di recente, in quello (il NordReno Westfalia) considerato una fortezza sicura.

Il voto ideologico è un ricordo del passato e in Italia l'esempio si era già avuto nel '99 quando la Sinistra perse il comune di Bologna. Si pensa che il cittadino guardi con ammirazione ai politici e ai partiti propensi alle basse manovre, all'opportunismo, al raggiungimento di posizioni di potere. Ma come mostrano anche certi risultati elettoriali, anche a livello europeo, il cittadino molto più spesso tende a premiare la coerenza, al di là dello schieramento politico. Ai referendum di Francia e Olanda seguiranno quelli di Lussemburgo, Danimarca, Portogallo, Gran Bretagna, Irlanda, Polonia. Pensare di superare l'ostacolo posto dai risultati dei primi due ostentando superbia non è il modo migliore per convincere i cittadini degli altri stati sulla bontà delle intenzioni. Tra le dichiarazioni del dopo voto franco-olandese si possono leggere uscite del tipo "Andiamo avanti lo stesso" o "il Trattato non si cambia". In questo modo i cittadini aumenteranno il proprio distacco dalla Ue perchè penseranno che la loro opinione negativa sulla Ue è fondata.

Il vicepresidente della Commissione Margot Wallstrom ha detto: "La voce di quasi la metà della popolazione dell'Unione non può essere ignorata", riferendosi al dato per cui, dopo la ratifica della Germania, il Trattato risulta approvato, fino ad ora, da nove paesi, in rappresentanza del 49% della popolazione comunitaria. E' vero, ma bisognerebbe aggiungere che si tratta nella quasi totalità di ratifiche per via parlamentare. Ammettere gli errori compiuti e dimostrarsi disposti a migliorare sarebbe invece un modo più concreto e sincero di affermare il proprio europeismo. La grande maggioranza dei cittadini europei vuole la Unione Europea, perchè si rende conto benissimo che rappresenta un punto di riferimento alternativo e forte, soprattutto un garante contro certe normative statali. Adesso la parola torna alla politica e alla comunicazione.



* Ninni Radicini è coautore del libro La Grecia contemporanea (1974-2006) e autore di vari articoli sulla Grecia. Ha pubblicato articoli sulla Germania (area politico-elettorale-storica). Articoli su altri argomenti sono stati pubblicati su vari periodici. Ha pubblicato inoltre recensioni e prefazioni a libri.

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Copertina del libro La Grecia contemporanea 1974-2006 di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini       La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007


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