Sandi Renko

di Giovanni Granzotto

* Presentazione per la mostra "Quadrivium", di Sandi Renko alla Galleria Zuccato (Università popolare aperta della Città di Parenzo) in Croazia, dal 24 marzo (inaugurazione) al 4 maggio 2022

Nove anni fa un giovane e acuto critico, Leonardo Conti, in un testo titolato Renko in bilico, proponeva una personale interpretazione del lavoro di Renko, da sempre operativo sia come artista che come designer, indicando come improponibile e inconciliabile lo sdoppiamento di queste due attività; mentre, per lui, "... si fondono in un'unica dimensione creativa pienamente svelata... nelle caratteristiche dei suoi quadri. Le opere, infatti, sono una sorta di laboratorio interiore, in grado di innescare molteplici processi di applicazione, che ne rappresentano le possibilità vitali". (1)

Conti aveva perfettamente colto nel segno, perché Renko nasce, prima ancora che designer, come artista, nel senso che le sue immediate, sorgive epifanie creative, riguardano proprio la scoperta di una forma che rappresenta, spiega e ricrea le profondità del reale. E questo è il fare dell'artista. Poi queste epifanie, di cui peraltro Renko si innamora, a cui partecipa gioiosamente, verranno anche messe al servizio del design. E qui forse Leonardo Conti si era avviato su un cammino un po' estremo e, a mio parere, non totalmente in sintonia con la natura stessa dell'artista, chiamando in causa anche Elias Canetti, per confermare e giustificare la funzione sociale utile dell'attività professionale di designer di Renko, che come ogni intellettuale, e quindi come ogni artista, "...ha sempre una responsabilità civile". (2)

Bene, il maestro triestino certamente mette a disposizione di ogni aspetto e di ogni fase del suo lavoro, la sua creatività primigenia, i suoi confronti con la forma, le sue scoperte e le fascinazioni che queste gli procurano, ma lo fa con l'ingenuità e la passione dei bambini, talvolta perfino con la loro stessa sorpresa. Tutto è, sicuramente, al servizio di tutto, ma non solo per utilità e funzionalità: soprattutto per naturale conseguenza, perché questo è il mondo che egli ama. A ben vedere Renko non è nemmeno in bilico, perché quel mondo, fin dall'inizio, è facilmente e spontaneamente risolto in un'unica empatica dimensione creativa. Sempre governata dalle leggi e dalle variabili della luce, e dagli imprevisti che il mondo fenomenico ma anche quello più profondo e strutturale gli propongono.

La divinità immanente, e anche contingente, della luce, che gli permette di costruire infinite occasioni formali, che sono a loro volta altrettanti motivi di scoperta, di invenzione e di stimolo per nuove ricerche, viene intercettata attraverso forme geometriche primarie, come il tondo e soprattutto il quadrato che, nella sua versione espansiva e virtuale del cubo, diventa il modulo primario per entrare nell'universo e ricostruirlo.

V'è in questa sua costante operazione di analisi e di perlustrazione dei campi spaziali, ma soprattutto delle superfici spaziali, la stessa entusiastica meraviglia per ogni avvenimento luministico in natura di Paco Sobrino, l'inventore della scultura moderna attraverso il modulo; ma vi è anche il fanciullesco entusiasmo di un altro grande artista, Ben Ormenese (capace di coniugare "arte programmata", fenomenologia e materiali), per tutto quello che la luce è in grado di inventare. Ecco la "joie de vivre et découvrir en art", per Renko, questo silenzioso e discreto maestro di "arte programmata" ma anche di emozioni d'arte, è il vero carburante del suo motore di ricerca. Quello che gli permette di continuare a confrontarsi anche con la terza dimensione, con la poesia, con la musica, per offrire allo spettatore, come in questa splendida mostra alla galleria Zuccato, nuovi frammenti di sorprendente, rigorosa e leggera creatività.

Note:
(1) (2) da "Renko in bilico" di Leonardo Conti, in catalogo della mostra Renko in bilico, tenutasi alla PoliArt di Milano, Galerie Leonhard di Graz, Maab studio d'arte di Milano, Alberto Perdisa Editore, 2013.



Artista - Designer

di Denis Volk

Nella valutazione dell'opera artistica di Sandi Renko non si può trascendere dal fatto che di professione sia un designer, tendente a un design rarefatto e pulito. Egli anela al minimalismo, a linee semplici, alla riduzione delle forme, insegue oggetti e forme pulite, ambisce a spazi liberi, pur non essendo vuoti. Questo caratterizza anche la sua creazione artistica, fatta di immagini e forme lineari e chiare. Nel design (di oggetti) è necessario considerare leggi matematiche, la simmetria, la correttezza delle forme, i principi ergonomici, la psicologia del colore e altro. Anche la funzione dell'oggetto è fattore determinante nella scelta della forma, dato che un nuovo oggetto deve essere piacevole e user friendly.

Lo stesso vale per i dipinti o per altri lavori artistici. Durante la sua carriera da designer professionista, Renko si è dedicato anche alla creazione artistica, che rappresenta per lui un momento di relax rispetto al lavoro "serio" del designer. Ma poiché l'artista e il designer sono una persona sola, egli impiega i principi e le conoscenze del design nella creazione artistica e, viceversa, applica idee artistiche al design. La conoscenza del processo di creazione di un oggetto di design ha influito fortemente sulla sua espressione artistica: l'idea progettuale, la pianificazione, la definizione del fine e l'esecuzione; nella creazione artistica poi continua questo processo fino a creare l'illusione di uno spazio nell'osservatore, e ancor oltre, l'illusione del moto. Così, dunque, nel suo processo creativo tutto è pensato e pianificato, programmato, non ci sono interventi spontanei o istintivi, con un controllo e una disciplina assoluti.

Renko ha conosciuto le basi materiali per la propria creazione artistica, che caratterizzano l'intera sua opera, fin da giovanissimo. Si tratta di nastri piegati a formare quadrati, dai quali poi crea cubi completi o parziali, quindi un oggetto, assieme a cartone ondulato. Attorno al 1969 ha creato il primo quadro su cartone ondulato, legato alla geometria, alla linea e alle forme geometriche elementari: il quadrato, il cerchio e il triangolo. Già allora aveva quindi affrontato il cubo, la modularità e la ripetibilità del cubo nell'oggetto e nello spazio, che si tratti di un modello di carta, di metallo o di un mero disegno. Quella volta, sul cartone ondulato aveva già unito due disegni, il destro e il sinistro, ottenendo la transizione delle immagini l'una nell'altra, cangiante relativamente al movimento dell'osservatore, quindi un quadro dall'effetto cinetico.



La creazione artistica e la e ricerca

di Denis Volk

Renko sceglie i materiali in base a ciò che intende creare, ma nella scelta segue l'idea, l'offerta del mercato e l'obiettivo dell'opera. Tende a impiegare materiali di uso comune, le cui caratteristiche faranno parte dell'aspetto finale del prodotto/opera. La scelta e la lavorazione dei materiali sono legate anche alle innovazioni tecnologiche, incluse nella sua creazione.

Il punto di partenza del lavoro di Renko è, la maggior parte delle volte, un modello spaziale - oggetto, in carta o metallo, costituito da nastri di quadrati, che a loro volta generano cubi completi, "chiusi", o incompleti, "aperti". Questi servono da base per disegni spaziali su base bidimensionale in proiezione ortogonale. La sistemazione della struttura dell'immagine, quindi il posizionamento dei nastri di carta, può avvenire a 30°, 45° o 60° rispetto al piano orizzontale. Questi disegni vengono poi trasferiti al computer, con cui Renko poi crea ulteriori 3 disegni a segmenti: vista da sinistra, vista da destra e vista frontale, che compongono il disegno di base.

Con il computer sperimenta le diverse soluzioni. Così può anche scegliere quali parti del "modello" siano adatti ad essere rappresentati. Solo allora definisce i colori. Il risultato finale della creazione artistica di Renko è pulito ed estetizzato al massimo, che si tratti di un oggetto, di una scultura o di un dipinto. Renko ha scoperto immediatamente all'inizio della propria carriera artistica il cartone ondulato industriale (canneté), usato per gli imballaggi, e ultimamente usa anche lastra in plastica, in cui sono incavate onde parallele, proprio come nel cartone ondulato.

Le onde possono essere più o meno grandi. Se vengono dettagliatamente delineate con linee sulle diverse parti, possono generare immagini sul lato destro e sinistro dell'onda e, nelle onde più grandi, anche frontalmente (sul »fondo«), quindi due o tre immagini sulla stessa base, visibili da destra e sinistra, e in tre dipinti anche frontalmente. Come prima cosa, l'artista colora la superficie di lavoro della base ondulata - nei primi anni impiegava il bianco con linee nere, più tardi ha iniziato ad aggiungere i colori.

Lo spessore delle linee parallele, che generano l'immagine sulle onde, definisce se la figura rappresentata sarà più pallida e discreta o più accentuata e definita, come nell'ombreggiatura, dove ciò viene definito dallo densità delle linee. Quando l'osservatore gioca attentamente con la visione di questa immagine, scopre che lo stesso dipinto gli offre diverse illusioni; quando osserva la superficie "guida" del cubo, si può trattare della parte anteriore del cubo o del lato di un altro cubo (effetto del cubo di Necker), e inoltre può orientare l'attenzione visiva, come se guardasse ciascun lato visibile del cubo perpendicolarmente, quindi in tre direzioni.

Renko orienta la propria ricerca anche sul piano della base di lavoro. Egli la piega o la incide e poi la piega, in modo che il segmento piegato non si trovi più sullo stesso piano, ma emerge orientato nello spazio, appartiene ad un altro piano. Renko modella in maniera simile anche le proprie opere spaziali. A volte piega la base in onde uniformi, che imitano in grande le piccole onde elementari della base.

Se per i dipinti di Renko è stata per lunghi anni caratteristica una linea controllata, che generava una figura precisa con limiti netti, egli ormai da tempo si dedica alla creazione di figure sfumate. Ha introdotto nel proprio lavoro il concetto dell'errore controllato, come "quando gli tremava la mano nel disegnare una linea se suonava il telefono". La linea non è più controllata in modo da fermarsi al limite della figura, ma è volutamente più lunga o più corta, e il cubo, che resta la base, è sfumato, deformato, con limiti imprecisi, come se lo guardassimo attraverso un vetro opaco o decorato. Si possono riconoscere anche i singoli nastri colorati dei quadrati sfumati.

Nella sua ricerca sui materiali e sulle tecniche, Renko ha scoperto la lastra semitrasparente con onde parallele incise, che lasciano passare la luce e funzionano come una lente di ingrandimento, ma richiedono un modo del tutto diverso di dipingere. Sotto la piastra incisa, l'artista crea un piccolo disegno fatto di linee parallele, che corrispondono in dettaglio alla posizione delle lunghezze e ampiezze d'onda e dei lati sulle onde intagliate. Sulle onde, che fungono da lente d'ingrandimento, la luce si frange, in modo da creare un dipinto spaziale, in maniera analoga a quelli su cartone ondulato. Anche qui vediamo tre immagini che si fondono l'una nell'altra.

La riflessione e la ricerca del come il linguaggio visivo possa essere allargato alla dimensione del suono, hanno condotto l'artista a constatare che è possibile mettere sotto a questi dipinti lenticolari semitrasparenti delle luci a led. La potenza della luce è modulabile e programmabile, e se questa modulabilità viene collegata al suono o alla musica, il colore e la potenza della luce variano con il suono, che diviene parte integrante di un tale "dipinto sonoro", che però conserva gli effetti cinetici con il movimento dell'osservatore. L'immagine visiva è completata dal suono, sua parte integrante, in genere composto proprio per quel dipinto, che viene trasmesso in loop. Il dipinto sonoro è quindi frutto della collaborazione tra l'artista visivo e quello musicale; poiché varia al variare del suono, si trasforma da statico a dinamico.

Anche se non guardiamo il quadro, il suo suono è con noi. Renko ha incentrato tutta la sua ricerca artistica sulla figura del cubo e sulla geometria astratta che ne deriva. La corrente dell'astrazione geometrica non è mai stata in primo piano fra le "mode" artistiche, tuttavia non è mai stata superata e periodicamente riemerge. Renko persegue sempre nuove soluzioni nel suo procedere artistico, usando materiali nuovi e diversi. Il suo lavoro, caratterizzato da continua coerenza, è in continua evoluzione, va avanti con il tempo e la tecnologia ed è sempre nuovo e quindi attuale.



- La grafica d'arte degli Sloveni d'Italia, di Denis Volk (traduzione di Katja Voncina)
- Uno sguardo alla creazione grafica vicino e intorno a noi, di Denis Volk
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