Elena La Verde
"Radici"

Catalogo a cura di Vinny Scorsone, pagg.31

Galleria d'Arte Studio 71 - Palermo, 24 aprile - 15 maggio 2010
Fondazione La Verde La Malfa - Galleria Amaracrista - Trappeto (San Giovanni La Punta, Catania) - settembre 2010
www.studio71.it

Copertina del catalogo della mostra Radici di Elena La Verde Dipinto a olio su tela di cm 60x60 denominato Giselle realizzato da Elena La Verde Strano dire cosa colpisca la nostra attenzione quando guardiamo un dipinto. A volte è la forma, altre volte il colore, altre ancora è qualcosa che va oltre lo strato di pigmento o il soggetto rappresentato. Non sempre, difatti, un quadro deve essere perfetto per piacere od emozionare. La storia dell'arte, del resto, ha degli esempi innumerevoli riguardo a questo argomento, soprattutto se guardiamo gli ultimi cento anni.

I ritratti che Elena La Verde espone in questa mostra sono stati da lei realizzati tutti negli anni Settanta. Aveva da poco cominciato a sentite l'esigenza di liberare il suo mondo interiore e le tele, i pennelli e i colori erano il mezzo più veloce e diretto per fare ciò. Solo in un secondo tempo deciderà di iscriversi all'Accademia di BB.AA. di Catania. Il tratto, in queste sue prime opere, è frettoloso, aguzzo, nervoso, "arrabbiato". Sulle tele i colori si mischiano dando vita a creature consumate dal tempo e dalle loro stesse paure.

Gli sguardi sono tristi, attoniti, pungenti, specchi equorei di anime in pena; maschere primitive di civiltà consunta; testimonianze di un passato fatto di un passato fatto di terra e di radici, di stracci e fil di ferro. L'immagine è sintetica: non vi sono orpelli, non c'è ricchezza di particolari che distoglierebbe l'attenzione dal soggetto. Elena La Verde fu in quegli anni Settanta una sorta di Outsider artist. Amalia, Giselle, Filippo, Il Pirata, sono tutti ritratti che risentono di quell'arte espressionista affacciatasi in Europa all'inizio del Novecento e di cui, inevitabilmente, il nostro patrimonio genetico è, seppure inconsapevolmente, intriso.

Contaminata, successivamente, dall'arte povera e dalla Pop Art, Elena La Verde mantiene ancora oggi, nelle sculture, la sua voglia di aprirsi al mondo. I soggetti continuano ad essere tormentati, latori di una smania esistenziale che poco appare sul volto sereno dell'artista. Da artista, ella ha sempre scandagliato l'animo umano, mostrandolo in modo sempre differente ma, al contempo, sempre uguale. Le inquietudini della mente e della società persistono, cambiano solo forma e lei adegua la forma, il mezzo, ai tempi che cambiano. Libertà e tristezza dunque sono due elementi ricorrenti nelle sue opere. A volte coesistono, altre volte si alternano, ma non sono mai assenti. (Estratto da Specchi equorei di anime di verghiana memoria, di Vinny Scorsone, 14 febbraio 2010)

Artista poliedrica, Elena La Verde, si interessa alle arti nel senso più ampio dalla musica alla pittura, dalla poesia alla letteratura. La sua grande passione per la scultura la indurrà a frequentare e a diplomarsi all'Accademia di BB.AA. di Catania. Il suo desiderio per la pittura sembra sia nato all'inizio degli anni Settanta nel corso di un viaggio in Spagna. Le sue opere sono in permanenza presso la Fondazione che porta il suo nome, sono altresì presenti in collezioni private in Italia, Canada, Austria.



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