Ultima cetra

di Nidia Robba
ed. La Mongolfiera libri, pagg. 142, febbraio 2015

«Un altro passo di Nidia verso l'Iperborea»
Prefazione di Ninni Radicini

Copertina del libro di poesie Ultima cetra di Nidia Robba con dipinto realizzato da Helga Lumbar Nidia Robba ha iniziato a scrivere poesie già al tempo della scuola superiore. Il suo primo esercizio con parole e versi è stata la composizione di testi che applicava a brani musicali celebri durante recite improvvisate a casa con parenti e amici. Ma sebbene questo esercizio presupponesse un'assoluta libertà nel testo, Nidia fin da allora ha avuto ben in mente la distinzione tra la poesia e la prosa poetica, con la prima - la poesia - a distinguersi dalla seconda per l'utilizzo della metrica. Dopo gli studi scolastici sulla metrica nella poesia greca e latina e sui componimenti di Catullo, che le hanno dato la conoscenza dell'esametro, Nidia è poi arrivata con naturalezza all'utilizzo dell'endecasillabo attraverso l'ammirazione per Dante Alighieri. A Lui è dedicata una delle poesie de Ultima cetra nel capitolo sui Geni Mondiali. E' così da intendersi come intenzione propedeutica l'indicazione della tipologia del verso utilizzato, a conclusione di ogni poesia.

Dall'inizio della sua passione per la poesia fino alla prima avventura editoriale, soltanto all'inizio del nuovo Millennio, i componimenti poetici di Nidia Robba hanno avuto un destino singolare. Nidia infatti usava elaborare i testi, leggerli - nell'eventualità anche a qualche persona cara - e poi gettarli via. Quasi tutte le poesie di questa seconda fase del rapporto tra Nidia e la poesia (che si potrebbe definire "poesia come esclusiva espressione privata") hanno avuto tale sorte. Alcune però hanno avuto destino differente e poi sono state pubblicate in varie raccolte, tra quelle che hanno caratterizzato la terza fase della storia personale di Nidia nei confronti della poesia (definibile "poesia come voce personale nell'Agorà").

Il merito della conservazione di 6-7 poesie, tra quelle destinate all'oblio, è della mamma di Nidia, che trovò un metodo dimostratosi efficace. Accadde così in queste 6-7 occasioni che dopo la lettura da parte di Nidia della poesia, lei - la mamma di Nidia - con un pretesto qualsiasi faceva sì che Nidia si dovesse allontanare dalla stanza, anche soltanto per qualche secondo. Mentre Nidia era via, lei provvedeva a prendere il foglio con la poesia e a riporlo da qualche parte, in modo da sottrarlo al destino previsto. I lettori che avessero curiosità di vedere la madre di Nidia possono trovarne una fotografia nella copertina del romanzo Lo Schiaffo.

La poesia ha da sempre caratterizzato la quotidianità di Nidia Robba che, oltre all'elemento creativo, cercava nella scrittura un modo per concentrarsi su un argomento ed esprimerlo in versi. Poi è passata al racconto e al romanzo perché voleva un impegno più ampio nel tempo per la realizzazione del testo (continuando comunque a scrivere poesie).

Ultima cetra è il suo 21esimo libro, tra romanzi e raccolte di poesie, a ognuno dei quali ha corrisposto un aumento costante della notorietà dell'autrice triestina, anche in virtù delle presentazioni dei volumi realizzate, oltre che nel capoluogo del Friuli - Venezia Giulia, anche in altre città (tra cui una ad Isola d'Istria), a cui sono seguiti riscontri significativi nelle competizioni letterarie a cui ha partecipato. Va in tale contesto sottolineato quanto, sul versante artistico e promozionale, è stato realizzato da sua figlia, Helga Lumbar, che da pittrice ha realizzato i dipinti presenti nella gran parte delle copertine dei libri e da relatrice ha introdotto i romanzi e le raccolte di liriche nelle presentazioni, recitando inoltre, in varie occasioni, alcune della sue poesie.

La cetra è uno strumento musicale che, secondo la mitologia ellenica, fu ideata e costruita da Hermes (poi rinominato Mercurio dai Romani) e in seguito donata ad Apollo, la divinità delle arti, della musica, della poesia. La cetra era utilizzata per accompagnare la poesia e i racconti leggendari. Non è la prima volta che Nidia Robba utilizza tale riferimento. Nel 2006 ha pubblicato La cetra d'oro, romanzo caratterizzato dalla convergenza tra la narrativa - incentrata su tre vicende ambientate nel contesto ellenico tra storia e mitologia - e la poesia, in particolare con riferimento al Romanticismo tedesco.

Il primo libro di poesie di Nidia Robba è stato Trieste la linda, pubblicato nel 2002, con in copertina il dipinto Visione di Trieste, realizzato nel 1913 a Vienna da Vittorio Robba, padre di Nidia.

Tra le tante liriche in questa raccolta alcune hanno origini e motivazioni davvero particolari. Ad esempio, la poesia Pirandello. Nidia Robba ha detto di considerla la più bella da lei scritta. Un motivo è l'ammirazione verso Luigi Pirandello, premio Nobel per la Letteratura nel 1934, scrittore siciliano che attraverso la drammaturgia ha espresso in modo unico e superlativo le complessità individuale diventando da allora un riferimento assoluto in ambito letterario e teatrale. Pirandello si laureò in Germania, a Bonn nel 1891, con una tesi in tedesco sul dialetto di Agrigento (la sua città di origine, fondata da Siciliani e Greci con il nome di Akragas). La convergenza tra Pirandello e il contesto culturale della Germania è sottolineata da Nidia come, in modo ideale, la convergenza tra la civiltà tedesca e quella ellenica, determinanti nella formazione dell'Europa. Tale è sua l'ammirazione per Pirandello che, componendo questa poesia, Lei ha avuto la sensazione che le fosse stata dettata da un'altra dimensione...

Altrettanta è l'ammirazione di Nidia per Richard Wagner, a cui ha già dedicato altre poesie, oltre quella pubblicata in questo libro: in particolare un intero capitolo - "Lode alla musica" - composto da sei poesie nella raccolta di liriche Quadri dell'anima, edito nel 2006. Il genio di Lipsia con la sua musica ha segnato l'esistenza di Nidia, entusiasta del modo in cui Egli è riuscito a rappresentare attraverso la musica trame e personaggi della mitologia nordica. Ma Nidia non si ritiene una semplice ascoltatrice entusiasta di Wagner. Lei è certa che questa passione sia iniziata prima della sua nascita, quando sua madre, poco prima di partorirla, si recò in teatro a Trieste ad ascoltare I maestri cantori di Norimberga.

Ultima cetra è stato composto mentre era in fase di realizzazione e il romanzo Dalla parte del perdente - Eine Geschichte im Fluß der Erinnerungen. Nidia ha allora deciso di posticiparne la pubblicazione. Ma durante questo periodo ha aggiunto altre poesie, tra cui una dedicata a Cielo d'Alcamo, poeta del Duecento, alla corte sveva-normanna di Palermo dell'imperatore Federico II Hohenstaufen.

Un capitolo del libro è dedicato alla preghiere ed è premesso da una lode alla Santissima Trinità. Nidia Robba ha in tal modo voluto affermare l'importanza del Cristianesimo nella sua formazione culturale. A dimostrarlo è anche la poesia Venerdì Santo - Dal Parsifal che rappresenta un collegamento ideale con il capitolo dedicato ai Geni Mondiali. Tra le poesie sui siti da notare, Magna Grecia e Una Città, dedicata a Trieste, su cui Nidia ha scritto anche altri componimenti, presenti nelle raccolte precedenti. Quella in questo volume ha la particolarità di essere stata scelta per la pubblicazione in coincidenza del 60esimo anniversario del ritorno di Trieste all'Italia, a ulteriore dimostrazione della molteplicità e di argomenti - tra Storia, Letteratura, memoria, ricordi, riflessioni personali - che caratterizzano Ultima cetra e la vita, per tanti tratti romanzesca e poetica, di Nidia Robba.



* Il libro è stato presentato il 27 marzo 2015 al Circolo della Stampa di Trieste.

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