Nessuno è la mia stella

di Daniela Baldassarra
ed. Prospettivaeditrice, pagg.82, 2006

Recensione di Ninni Radicini

Copertina di Nessuno è la mia stella, romanzo di Daniela Baldassarra Quando si parla di categorie sociali svantaggiate o direttamente escluse è molto facile scadere nel buonismo, una delle migliori varianti del ridicolo, in voga da una decina d'anni. In realtà della questione spesso importa poco o nulla, data la distanza abissale che separa chi fa retorica da chi vive in quella condizione. Ci sono due modi di affrontare con serietà il problema, che sempre più sta allargandosi perché stanno aumentando povertà e nevrosi derivate dalla frenesia dell'apparire. Spesso si tratta di persone che fuggono dopo che si sono incrinati i rapporti familiari, per difficoltà finanziarie, per la perdita della casa. Molti di loro prima avevano un posto "rispettabile" nella società e in quel momento della loro vita mai avrebbero pensato che il loro destino sarebbe stato diametralmente opposto. Nelle società di oggi, falsamente opulente, sono l'altra faccia del benessere, di cui si conosce l'esistenza ma che si cerca di aggirare.

L'analisi sociologica può descrivere meglio di qualunque blablabla il problema, insieme con la prosa, purché non si pieghi alla lacrima facile. Come infatti non avviene in questo racconto di Daniela Baldassarra, che segue la parabola di un due esistenze lontane. Laura è una giovane donna entrata nell'ambiente dell'alta borghesia sposando un personaggio, del tipo di quelli presenti in quantità nelle cosiddette trasmissione televisive di intrattenimento. Evitando di caratterizzarlo, l'autrice lo relega con saggezza nel girone degli inetti.

La sua vita scorre nella monotonia di un benessere che non gli appartiene ma a cui è arrivata e che deve interpretare. Fino a quando decide di iniziare un viaggio, che in realtà è un abbandonare se stessi. Ci si allontana da qualcosa di imprecisato verso qualcosa che non si conosce, come Peter Fonda e Dennis Hopper in Easy Rider. Il percorso si ferma quando incontra una di quelle persone per cui il presente e il futuro sono un mondo di silenzio e di separazione dalla vita che scorre nelle nostre belle città moderne e multietniche... Superato il senso di repulsione, Laura si gli si accosta e tenta di avviare un dialogo che subito si dimostra impossibile, come può esserlo quello tra due esseri che appartengono a dimensioni spazio-temporali differenti. A poco vale il tentativo di comprarne la parola.

Eppure senza saper nulla l'uno dell'altra, entrambi arrivano da percorsi che ne hanno segnato drammaticamente l'esistenza. Lui, "Nessuno", era un giovane che ad un certo punto si trovò di fronte a un bivio insostenibile, tra la scelta della vita vissuta in tutta sua pienezza e la consacrazione a Dio. Rendendosi conto che qualunque fosse stata la sua scelta non avrebbe potuta viverla in modo compiuto, decise di rinunciare nichilisticamente non solo ad entrambe ma alla sua stessa esistenza.

Il passato di Laura non corrispondeva al suo presente, che viveva soprattutto come un rifugio, dopo la fine di un legame sentimentale impossibile da sostenere apertamente. La vicinanza di due esistenze segnate culmina in un contatto fisico che per lei è insieme autoflagellazione e tentativo disperato di lasciarsi indietro la sua storia, nella speranza impossibile di riportare alla vita chi gli stava in quel momento accanto. Ma non si rendeva conto che ciò non poteva deciderlo lei. Torna a casa e forse per un momento, durante il tratto che la separa dall'ingresso, riconsidera quanto avvenuto. La brutta sorpresa che l'attende innalza ancora di più il muro che la separa dal marito e la porta a tornare indietro. Lì la storia avrà il suo epilogo e lei, che si rende conto che la sua vita avrà una svolta a causa di quell'incontro, non farà in tempo a renderne partecipe l'altro. O forse non vuole, perché sa che per lui non cambierà nulla...



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