40° Premio internazionale alla migliore sceneggiatura "Sergio Amidei"

Cerimonia di consegna Premio Opera d'Autore "Sergio Amidei" 2021 al regista e scrittore Pupi Avati e presentazione del suo nuovo romanzo "L'alta fantasia"

25 febbraio 2022, ore 18.30
Palazzo del Cinema - Hiša Filma - Gorizia

Dedicata interamente a Pupi Avati, la serata sarà strutturata in tre momenti concatenati: alle ore 18.30 si terrà la cerimonia di consegna del Premio Opera d'Autore "Sergio Amidei" 2021 alla presenza di Fabrizio Oreti, Assessore alla Cultura e Sviluppo turistico del Comune di Gorizia e di Francesco Donolato, Presidente dell'Associazione culturale Amidei. Seguirà l'incontro pubblico moderato dal critico cinematografico e giornalista Gian Paolo Polesini in occasione del quale verrà presentato il libro "L'alta fantasia" (ed. Solferino, 2021) il nuovo romanzo di Pupi Avati che consegna al lettore l'opera di tre vite: l'incontro inaspettato attraverso i secoli tra un regista e scrittore e due maestri della cultura italiana, Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio. Chiuderà la serata la proiezione di "Lei mi parla ancora", nostalgico film di Avati ispirato al romanzo autobiografico di Giuseppe Sgarbi che ha ottenuto 4 candidature ai Nastri d'Argento e 2 candidature a David di Donatello.

Annunciato lo scorso luglio in occasione della sessione estiva della 40a edizione del Premio "Sergio Amidei", il Premio Opera d'Autore 2021 è stato attribuito con la seguente motivazione: "A Pupi Avati, cineasta e scrittore che ha attraversato con i suoi lavori 60 anni di storia cinematografica italiana esprimendosi sempre con grande autonomia artistica e sviluppando un vero e proprio universo personale. Narratore della società italiana, fra tradizione e modernità, tra cultura rurale e urbana, ma anche sperimentatore di generi diversi e grande scopritore di attori. Autore generoso, mai esausto, di opere sempre nuove in termini narrativi e la cui longeva carriera non finirà di stupirci".

Inizialmente posticipato per gli impegni del regista sul set del nuovo film e successivamente a causa della difficile situazione sanitaria, l'incontro con Avati concluderà la carrellata di proposte che hanno animato un'edizione intensa svoltasi alla presenza di straordinari protagonisti del mondo del cinema, da Piera Detassis insignita del Premio alla Cultura cinematografica 2021 ad Antonio Pisu vincitore del 40° Premio internazionale alla migliore sceneggiatura "Sergio Amidei" con "Est - Dittatura Last Minute" e Paolo Mereghetti moderatore della presentazione del libro "Il cervello di Carné. Letterario 1939-1943" a cura di Simone Dotto e Andrea Mariani (La nave di Teseo, 2021). Impossibile non citare, inoltre, la parantesi autunnale del Premio Amidei organizzata in collaborazione con "Le Giornate della Luce" di Spilimbergo che ha visto il grande sceneggiatore, drammaturgo, saggista e romanziere Hanif Kureishi vivacizzare un affollato incontro pubblico dedicato al mondo della scrittura cinematografica.

Con Pupi Avati, il Premio Amidei archivia un'altra edizione per prepararsi ad affrontare il denso percorso culturale di avvicinamento al traguardo di Nova Gorica e Gorizia, Capitale europea della Cultura 2025. Il Premio "Sergio Amidei" è ideato e organizzato dall'Associazione culturale "Sergio Amidei" con il Dams - Discipline dell'audiovisivo, dei media e dello spettacolo, Corso interateneo Università degli Studi di Udine e Trieste e dall'Associazione Palazzo del Cinema-Hiša Filma. (Comunicato ufficio stampa AtemporaryStudio)



Pupi Avati, un poeta fuori dal coro

28 novembre - 05 dicembre 2010
Cinema Trevi - Roma

Omaggio ad uno dei più poliedrici e complessi autori del cinema italiano. La rassegna riprende la definizione con cui Adriano Pintaldi, Presidente del Roma Film Festival, descrive il suo amico Pupi nel libro da lui curato Pupi Avati, un autore fuori dal coro (Roma Film Festival, 2010) nel quale ha tentato di mettere insieme appunti, ricordi, aneddoti, documenti inediti che lo stesso regista ha affettuosamente fornito, come in un grande puzzle per fornire al lettore un ulteriore ritratto di un autore così infaticabile e sorprendente.

Programma

- 28 novembre

ore 17.00, La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (Italia, 1975)
Interpreti: Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio, Delia Boccardo, Lucio Dalla, Patrizia De Clara, Gianni Cavina

«Avevo scritto questo copione per Gigi Proietti che mi aveva entusiasmato nello sceneggiato televisivo Il circolo Pickwick. Io avevo scritto questa Mazurka pensando ad un barone istrionesco, un po' gassmaniano, molto adatto a Proietti. Bertolucci (Giovanni), emiliano anche lui, aveva accettato di leggere il copione e gli era piaciuto. Però mi disse: "Forse il film riesco a fartelo fare, a patto che tu però anziché Proietti pensi ad un attore di maggior richiamo". Cercai Villaggio e gli proposi il film. Villaggio vide il mio Balsamus, lesse il copione ed accettò. Poi ci furono diverse disavventure che durarono circa 6-7 mesi, durante i quali Villaggio scomparve dalla mia vita, travolto da altri impegni e dal successo.

Poi una sera, rientrato a casa, mia moglie mi disse che aveva chiamato Tognazzi da Parigi e che avrei dovuto richiamarlo. Formai il numero e mi rispose Tognazzi che mi chiese se avessi scritto io quel copione perché gli interessava la parte. Al suo ritorno da Parigi incontrai Tognazzi e ci accordammo sulla cosa. Era successo che sua moglie anziché mettere nella valigia un copione di Bevilacqua, aveva messo il mio. E così è nato il film, in maniera quasi miracolistica. Tognazzi accettò di fare il film totalmente in partecipazione, senza pretendere nessun cachet, e veniva da un campione d'incassi come Romanzo popolare di Monicelli. Villaggio venne poi a sapere la cosa, cambiò completamente atteggiamento e si inserì in un ruolo subalterno.» (Pupi Avati)

ore 19.00, Tutti defunti tranne i morti (Italia, 1977)
Interpreti: Gianni Cavina, Francesca Marciano, Carlo Delle Piane, Greta Vajant, Michele Mirabella, Andrea Matteuzzi

Siamo in Emilia, nel 1950. Dante, un piazzista di libri, sta girando per le case di campagna nel tentativo di vendere un libro contenente la dettagliata storia di tutte le più antiche e nobili famiglie emiliano-romagnole. Il libro è ricavato da un vecchio manoscritto e a proposito di una famiglia, quella dei marchesi Zanetti, una delle leggende contenute nel testo indica l'esistenza di un tesoro maledetto...

Anche in questo caso l'incasso non è particolarmente esaltante, ma la critica nota finalmente in Avati il formarsi di una cifra stilistica immune dai soliti temi frequentati dagli "autori" del tempo. A Tutti i defunti. tranne i morti, uno dei critici (e sceneggiatore) di punta di allora, Bernardino Zapponi dedicherà una lunghissima recensione addirittura su "L'Espresso" paragonando Avati nientemeno che al suo "folle" conterraneo Augusto Tretti, e considerato un maestro, forse l'unico, del cinema naïf italiano. «La ragione per cui io realizzai Tutti defunti tranne i morti fu quello di scappare da un cliché, di fuggire, come ho sempre fatto, dall'etichetta, dal momento che, dopo La casa dalle finestre che ridono, mi avevano già definito il "Polanski emiliano"» (Avati)

ore 21.00, La casa dalle finestre che ridono (Italia, 1976)
Interpreti: Lino Capolicchio, Francesca Marciano, Gianni Cavina, Giulio Pizzirani, Bob Tonelli

«Stefano, restauratore professionista di opere d'arte, si reca a Comacchio su invito dell'amico Antonio Mazza per lavorare al recupero dell'affresco contenuto nella chiesa del paese e raffigurante il martirio di San Sebastiano. Il dipinto, in gran parte invisibile per gli inevitabili segni del tempo, è opera di Buono Legnani, pittore di agonie morto suicida anni prima, corroso dalla propria follia. Stefano, giunto in paese, entra in contatto con una comunità chiusa, ostile e piena di segreti inconfessabili e atroci.

«In La casa dalle finestre che ridono ho cercato di spaventare attraverso la solarità, andando così contro gli stereotipi del genere, per avere un elemento innovativo all'interno del genere stesso, che prevede e suppone immagini standard, dove il buio è re. Invece nel mio film ho mostrato che anche gli spazi aperti, bruciati dal sole, possono e riescono a essere altrettanto spaventosi» (Avati)

- 29 novembre, chiuso

- 30 novembre

ore 17.00, Zeder (Italia, 1983)
Interpreti: Gabriele Lavia, Anne Canovas, Paola Tanziani, Cesare Barbetti, Bob Tonelli, Ferdinando Orlandi

«Stefano vive a Bologna e scrive romanzi. In occasione del suo compleanno, Alessandra (la sua compagna) gli regala una macchina per scrivere di seconda mano, per iniziare la stesura del suo nuovo lavoro. La notte stessa, però, il nastro si inceppa e Stefano vi scopre misteriose frasi impresse dal precedente proprietario, che annunciano la scoperta del segreto per il ritorno dall'aldilà. Attratto dal mistero, l'uomo incomincia a indagare su ciò che si nasconde dietro quelle poche parole...» (Adamovit e Bartolini)

«L'idea iniziale del film non è frutto della fantasia ma di una situazione di vita. Il mio compositore abituale di allora, Amedeo Tommasi, propose di vendermi una macchina da scrivere elettrica. Io l'acquistai - era enorme - e la portai a casa. Incuriosito la provai molto e mi resi conto che il nastro del meccanismo di scrittura veniva inciso, e tutto ciò che veniva battuto poteva essere riletto. Quando il nastro si esaurì e dovetti cambiarlo, andai a rileggermi la parte del nastro che non avevo inciso io, scoprendo di chi era stata questa macchina e il suo percorso.

Ho ambientato La casa dalle finestre che ridono nella bonaria pianura padana; la stessa operazione con Zeder, sfruttando l'aspetto rassicurante della riviera romagnola, i tipici luoghi delle vacenze. Proprio la visione inquietante di questi luoghi insospettabili rende secondo me questi film particolarmente inquietanti. Pensa che la colonia di Spina, che in Zeder è il terreno K da cui resuscitano i cadaveri, dopo tanti anni è ancora lì, non l'hanno demolita né ristrutturata. Ci sono passato quest'anno, ed è una cosa agghiacciante.» (Avati)

ore 19.00, Noi tre (Italia, 1984)
Interpreti: Christopher Davidson, Lino Capolicchio, Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, Ida Di Benedetto, Dario Parisini

«Mozart si può raccontare in più modi. Amadeus di Milos Forman ha un'impostazione completamente diversa dalla mia, una messa in scena hollywoodiana, sontuosa. In quell'ottica è difficile mostrare Mozart, come ho fatto io, come un ragazzo non molto sveglio, quasi un ebete. Con il film biografico si corre sempre qualche rischio. Volevo girare un film mozartiano cercando innanzitutto di avere una legittimazione a raccontare quella storia.

Ho colto un frammento della sua esistenza, l'errore di Mozart all'esame dell'Accademia dei Filarmonici, cercando di indagarlo in modo piacevole, attraverso ricerche approfondite, sino a farlo diventare un giallo. Come può un genio cadere in una svista così banale? L'interpretazione che ho dato, e di cui vado molto orgoglioso, è che Mozart scelga di sbagliare per sfuggire al destino di diventare Mozart, agisce contro il suo stesso talento. Ha capito che la genialità, attraverso il modello dello zio matto, porta ad essere tagliati fuori da quella quotidianità che lui aveva vissuto per la prima volta con altri coetanei.» (Avati)

ore 20.30, Incontro moderato da Adriano Pintaldi con Pupi Avati e Marcello Foti

a seguire, Pupi Avati, un poeta fuori dal coro (Italia, 2010)
a cura di Adriano Pintaldi

Il documentario ripercorre la carriera cinematografica di Pupi Avati con una serie di interventi di attori, collaboratori e amici che hanno lavorato con lui in questi quaranta anni. Si apre con un'affettuosa dedica del fratello Antonio, parte integrante della "premiata forneria Avati"; prosegue con i ricordi di Lucio Dalla; con le nostalgie di Maurizio Costanzo, sceneggiatore di alcuni film di Avati, che rimpiange i bei momenti passati lavorando insieme; con la divertente dichiarazione di Neri Marcorè che, imitando perfettamente la voce del regista, gli fa degli affettuosi rimproveri; con gli aneddoti e i ricordi degli storici attori avatiani, come Gianni Cavina e Carlo Delle Piane; fino ad arrivare a Ezio Greggio che conclude il suo intervento in maniera irresistibile.

a seguire, Una gita scolastica (Italia, 1983)
Interpreti: Carlo Delle Piane, Tiziana Pini, Lidia Broccolino, Rossana Casale, Cesare Barbetti, Bob Tonelli

«Un giorno mi viene a trovare (Roberto Olivieri, capo ufficio stampa della provincia di Bologna) e mi dice: "Noi vorremmo, con un film a soggetto, esaltare in qualche modo l'Appennino bolognese. Non è che tu hai un'idea?". Allora mi viene in mente la storia del viaggio premio che mia zia Laura fece nel 1914 in terza liceo con la sua classe. La zia ci aveva anche un po' ossessionato con questa camminata sui colli. Propongo la cosa ai responsabili della provincia che, anche se si aspettavano qualcosa di molto diverso, decidono ugualmente di entrare nella faccenda, pur non in maniera sostanziale.

C'è un mio punto di vista sulla storia che è l'io narrante (la voce fuori campo maschile) e c'è anche una voce femminile (quella di Laura) che racconta in prima persona questa sua esperienza. Questo mi ha permesso di abbandonare sulle sue fragili spalle le spudoratezze sentimentali che il film propone. Che, d'altra parte, viste e proposte in prima persona da me avrebbero avuto poco senso. Questa storia del 1914 ho cercato di renderla con quella esagerazione con la quale mia zia la raccontava.

Mia zia Laura ha speso gli ultimi anni della sua vita con la preoccupazione che noi la immaginassimo infelice. Non so bene perché. Forse perché non era una bella donna, forse perché non aveva avuta una vita straordinaria. E allora si agganciava spesso a quei tre giorni di cui conservava documenti eccezionali. Aveva ancora le stupende fotografie su lastra, alle quali mi sono ispirato per cercare di ricostruire le atmosfere. Quella camminata l'ho raccontata come avrebbe fatto lei.» (Avati)

- 01 dicembre

ore 17.30, Impiegati (Italia, 1985)
Interpreti: Claudio Botosso, Giovanna Maldotti, Dario Parisini, Elena Sofia Ricci, Consuelo Ferrara, Luca Barbareschi

«Luigi, neolaureato modenese, si trasferisce a Bologna perché assunto da un importante istituto bancario, lo stesso nel quale ha lavorato il padre. La casa in cui va ad abitare la divide con Dario, giovane studente del Dams, figlio di un amico di famiglia. L'ambiente di lavoro non è dei più accoglienti. Luigi si accorge presto della divisione esistente tra i colleghi...» (Maraldi).

«Cercavo di dare un aspetto eroico a queste figure, buone per le copertine di "Capital", ad esempio, per le riviste che leggevano tutti i bancari. Questo modo di riprenderli dal basso, alla John Ford, ne faceva delle figure svettanti, in contrasto con quello che era lo squallido contesto nel quale si muovevano. Mi sembrava, l'ufficio, un ambiente rappresentativo dell'Italia di quegli anni; avevo voglia di guardare un po' al presente, mettendo per un momento da parte le mie esperienze.» (Avati)

ore 19.30, Festa di laurea (Italia, 1985)
Interpreti: Carlo Delle Piane, Aurore Clément, Lidia Broccolino, Nick Novecento (Leonardo Sottani), Dario Parisini, Davide Celli

«Una sera mentre ero a casa di alcuni amici ho scoperto nell'ultimo scaffale di una libreria un vecchio proiettore a 16 mm. Accanto c'erano delle piccole bobine. Con un po' di fatica riusciamo a farlo funzionare e cominciamo a vedere un filmino dal titolo Festa di laurea. Era un film di tre minuti con una ragazzina che si laureava, una torta, molte facce sorridenti, un'orchestrina che suonava in giardino, il tutto nella Rimini degli anni '50. Terminata la visione, uno dei presenti ricorda che quello era un episodio divenuto famoso in tutta Bologna, perché la ragazza in realtà non s'era laureata...» (Avati)

ore 21.30, Regalo di Natale (Italia, 1986)
Interpreti: Carlo Delle Piane, Diego Abatantuono, Gianni Cavina, George Eastman (Luigi Montefiori), Alessandro Haber, Kristina Sevieri

«La notte di Natale, quattro amici si ritrovano dopo molto tempo per una partita a poker, a cui è stato invitato anche l'avvocato Santelia, un industriale dall'apparenza dimesso e destinato - almeno nel disegno dei quattro - ad essere spennato. A organizzare l'incontro è stato Ugo, un mezzo fallito che sbarca il lunario occupandosi di oggetti d'arte, il quale non ha faticato molto a convincere gli altri a partecipare...» (Maraldi).

«Avevo la grandissima necessità di trattare i lati oscuri dell'amicizia, di cui mi ero già occupato in storie diverse, ma sempre molto solari, consolatorie, rassicuranti. Mi mancava uno degli elementi fondanti dell'amicizia e dell'amore: il tradimento. E' un passaggio spesso obbligato nella vita, purtroppo. Può rafforzare o distruggere totalmente un rapporto. Io avevo omesso tale aspetto, seppur anche io ho tradito e sono stato tradito. L'ho fatto usando come pretesto una partita di poker, uno di quei contesti maschili, prevalentemente maschili. La partita di poker giocata la notte di Natale è di per sé un'idea già ripugnante. Solo gli esseri umani peggiori sono soli la notte di Natale e si giocano milioni a carte. Non c'è niente di più dissacratorio.» (Avati)

- 02 dicembre

ore 17.00, Ultimo minuto (Italia, 1987)
Interpreti: Ugo Tognazzi, Elena Sofia Ricci, Massimo Bonetti, Diego Abatantuono, Lino Capolicchio, Giovanna Maldotti

«Ultimo minuto descrive con maturità e distacco i retroscena del mondo del calcio senza cadere nella ovvia trappola di mostrare il gioco giocato (che infatti non si vede se non, nelle scene finali, in un paio di indispensabili casi: l'azione del gol, ad esempio). Non era facile evitare questi passi falsi, eppure Avati percorre con sicurezza la sua strada delineando da un lato la crisi del protagonista, un uomo di mezza età che, dopo aver dato tutto alla squadra, apre gli occhi e si rende conto che la sua famiglia non c'è più, si è dissolta mentre lui non c'era (sbaglia persino la data di compleanno della figlia) e, dall'altro, il dolore della scoperta che esiste nella vita "un momento in cui si smette di vincere" come lo stesso Ferroni (il nome del protagonista, interpretato da Tognazzi) ammette in uno dei momenti migliori del film.» (Sarno)

ore 19.00, Storia di ragazzi e di ragazze (Italia, 1989)
Interpreti: Lucrezia Lante Della Rovere, Davide Bechini, Felice Andreasi, Massimo Bonetti, Alessandro Haber, Mattia Sbragia

«Un lungo pranzo rurale di febbraio celebra il fidanzamento tra una ragazza di campagna divenuta dattilografa e un ragazzo di città, mette a confronto la famiglia contadino-operaia di lei e la famiglia medio borghese di lui con i loro conflitti e segreti. Il film corale di Pupi Avati, interpretato benissimo da "ventisei protagonisti", girato in bianco e nero, ambientato nel 1936 fascista, omaggio al ricordo del fidanzamento dei genitori del regista, diretto con felice maestria, sentimento intenso, delicatezza e umorismo, è davvero bello.» (Tornabuoni).

ore 21.00, Bix (Italia, 1991)
Interpreti: Bryant Weeks, Ray Edelstein, Julia Ewing, Emile Levisetti, Sally Groth, Mark Collver

«Per raccontare la leggenda di "Bix", il jazzofilo Pupi Avati ha abbandonato la "sua" Romagna e si è trasferito nei luoghi dove Leon Beiderbecke visse nei primi decenni del secolo. Le scene che raccontano i rapporti tra Bix e la sua borghese famiglia si svolgono proprio nella casa che fu di suo padre; laddove è stato possibile, anche le strade e il locale di ritrovo sono stati ritrovati (o ricostruiti) come allora. Si respira una forte atmosfera di autenticità in questo film, che per struttura narrativa, taglio delle inquadrature (dominano le riprese dal basso), e ritmo narrativo non nasconde, però, mai la propria ambizione di trascendere il tono della biografia naturalisticamente veritiera per attingere al Mito.» (A. Viganò)

- 03 dicembre

ore 17.00, Fratelli e sorelle (Italia, 1992)
Interpreti: Anna Bonaiuto, Franco Nero, Paola Quattrini, Lino Capolicchio, Enrica Maria Modugno, Consuelo Ferrara

«Mi piaceva raccontare i rapporti che stanno per scomparire per il calo demografico, quelli tra fratelli e sorelle. Ormai le famiglie si fermano ad un figlio solo. Quindi volevo avvicinare due fratelli italiani e due sorelle "americane". Così ho pensato alla storia di una donna, abbandonata dal marito, che con i due figli raggiunge in America la sorella che vive con un vedovo che ha due figlie.» (Avati)

ore 19.00, L'arcano incantatore (Italia, 1996)
Interpreti: Carlo Cecchi, Stefano Dionisi, Andrea Scorzoni, Mario Erpichini, Vittorio Duse, Patrizia Sacchi

«E' un film in cui ripropongo il gioco sempre eccitante di spaventarmi e di spaventare. Siamo in un territorio di genere, seppur raffinato. Perché abbiamo a che fare con un ambiente settecentesco, con ricerche parascientifiche nei riguardi della morte. Abbiamo per l'ennesima volta la figura di un prete, che da quando in qualche modo mi avvicino a questo genere è onnipresente.» (Avati)

ore 20.45, Pupi Avati, ieri oggi domani (Italia, 2010)
regia di Claudio Costa

Quando è adolescente Pupi Avati sogna di diventare un grande musicista jazz. Inizia la sua carriera come clarinettista vincendo i tentativi di boicottaggio da parte dei dirigenti degli scout di Bologna, di cui fa parte. Gli viene chiesto di scegliere «o gli scout o il jazz». Lui sceglie il jazz. Ma nella band arriva un giovane clarinettista troppo bravo per essere secondo a qualcuno. Si chiama Lucio Dalla. Pupi tenta di ucciderlo spingendolo giù dalla Sagrada Famiglia in Spagna. Non riuscendo nel tentativo, ripone il clarinetto nell'astuccio e dopo aver visto 8½ di Fellini si dedica al cinema, dirigendo, con i soldi di un mecenate presentatogli da un nano, due film che saranno dei disastri al botteghino.

Disperato finisce a lavorare per la Findus e per 4 anni si dedica alle sogliole limanda. Ma in quei anni recluta giovani pronti a lavorare di nuovo in un suo film, possibilmente gratis, e continua a cercare un produttore. Il destino lo aiuta quando Pupi lascia una sceneggiatura a Paolo Villaggio, che la dimentica in casa di Ugo Tognazzi. Tognazzi la legge e chiama Pupi dicendogli che vuol fare il film. Pupi da disoccupato (perché nel frattempo ha lasciato la Findus) si ritrova a dirigere Ugo Tognazzi che all'epoca, 1975, è l'attore più pagato d'Italia, nel film La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone. Da allora Pupi e il fratello Antonio hanno prodotto oltre 40 film, con una media di un film all'anno, hanno scoperto attori, ne hanno salvati altri, hanno avuto successi, vinto premi, ottenuto celebrità. eppure Pupi Avati guarda ai "tempi duri" con nostalgia, e nota che la vita è troppo breve per arrivare preparati alla fine.

ore 22.00, Festival (Italia, 1996)
Interpreti: Massimo Boldi, Margaret Mazzantini, Gianni Cavina, Isabelle Pasco, Paola Quattrini, Massimo Bonetti

«L'ispirazione viene dalle malinconiche traversie di Walter Chiari, ma il tratteggio dell'ambiente, nelle sue peculiarità e contraddizioni, appartiene in pieno all'esperienza di Pupi Avati che al Lido ha fatto un po' tutte le parti in commedia: il pellegrino della pellicola, il concorrente, il membro della giuria. Festival è soprattutto la scoperta (o, per chi capisce qualcosa di recitazione, la conferma) che Boldi è sotto sotto un commediante dotatissimo.» (Kezich)

«Nel realizzare Festival avrei dovuto avere più coraggio di quanto non abbia avuto. La sceneggiatura era molto più spregiudicata. Aveva un assunto: tutte le persone dal momento stesso che mettono piede sull'isola del Lido di Venezia per il festival diventano più cattive. Ognuno di noi vive sugli insuccessi degli altri, in una competizione tanto evidente quanto dissimulata.» (Avati)

- 04 dicembre

ore 17.00, Magnificat (1993)
Interpreti: Luigi Diberti, Arnaldo Ninchi, Massimo Bellinzoni, Dalia Lahav, Lorella Morlotti, Eleonora Alessandrelli

«Volevo rappresentare attraverso una serie di quadri e di personaggi gli elementi di quella società: la fede e la violenza. A quel tempo le pratiche spirituali convivevano con la violenza di tutti i giorni. Nel mio racconto si mescolano dunque le esecuzioni dei boia, l'ingresso di un'oblata in un monastero, le ultime ore del signore del posto, un matrimonio. Su tutto regna il silenzio di Dio, un silenzio che a quel tempo non era motivato dall'assenza, come accade oggi.» (Avati)

ore 19.00, Il testimone dello sposo (Italia, 1998)
Interpreti: Diego Abatantuono, Ines Sartre, Dario Cantarelli, Cinzia Mascoli, Valeria D'Obici, Mario Erpichini

«Da diverso tempo pensavo ad una storia d'amore. Allora ho cercato un pretesto per raccontare una storia d'amore. E' una delle cose più difficili del mondo, perché è il terreno più praticato. Ci sono migliaia di storie d'amore. Avevo la necessità di un punto di partenza originale, di un incipit che fosse mio e che quindi facesse scattare il tutto.» (Avati)

ore 21.00, La via degli angeli (Italia, 1999)
Interpreti: Gianni Cavina, Valentina Cervi, Carlo Delle Piane, Libero De Rienzo, Eliana Miglio, Chiara Muti

«Gli anni '30 visti dall'Appennino emiliano. Dove tutto sembra immobile, il fascismo è un rombo lontano, il mare una meraviglia sconosciuta. E i contadini cercano moglie, le ragazze cercano l'amore, le madri vigilano e decidono. Torna il migliore Avati, quello capace di resuscitare facce, corpi, gesti, mentalità, un senso della comunità davvero perduto. Perché accontentarsi di una storia quando se ne possono raccontare cento? Ispirato ai ricordi di giovinezza della mamma, da poco scomparsa. La via degli angeli è il suo film più affollato e generoso.» (Ferzetti)

- 05 dicembre

ore 17.00, Il cuore altrove (Italia, 2003)
Interpreti: Neri Marcorè, Vanessa Incontrada, Giancarlo Giannini, Nino D'Angelo, Sandra Milo, Anna Longhi

«Per la prima volta effettuo un'incursione nella commedia all'italiana di ambientazione romana. Nel romanesco. Dopo trentatré anni volevo misurarmi con quel cinema, che adoro. Amo quella grossolanità e quell'acume. Elementi che non mi ero mai azzardato a mettere nel mio cinema.» (Avati)

ore 19.00, La seconda notte di nozze (Italia, 2005)
Interpreti: Antonio Albanese, Neri Marcorè, Katia Ricciarelli, Angela Luce, Marisa Merlini, Robert Madison

«Avevo voglia di raccontare un periodo della storia nel mio paese, alcuni anni del secondo dopoguerra, quando le tradizionali coordinate economiche si erano rovesciate, una storia in cui il Meridione appare come la terra promessa. Ho realizzato un film italiano, dove si respira la nostra cultura, rispettando credo la lezione di registi come Monicelli e Germi, autori meno celebrati di altri ma che hanno raccontatoil nostro paese come pochi.» (Avati)

ore 21.00, Il papà di Giovanna (Italia, 2008)
Interpreti: Silvio Orlando, Alba Rohrwacher, Francesca Neri, Ezio Greggio, Serena Grandi, Paolo Graziosi

«E' possibile provare ancora affetto per un figlio che ha commesso un delitto atroce? Nel mio film ho simulato una situazione di questo tipo cercando di immaginare le emozioni e i sentimenti che si possono provare. Mentre scrivevo questa storia mi sono commosso, e la stessa cosa mi è capitata durante le riprese perché sentivo un'autenticità di fondo che mi ha spinto ad andare avanti.» (Avati)



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