Festival del Documentario di Thessaloniki 2007
"Immagini del 21esimo secolo"

9a ed. 16-25 marzo 2007

di Ninni Radicini
07 marzo 2007


Sezione greca: Musicisti del mondo

Dieci documentari, prodotti dalla Ert S.A. e da Onos Production, per rappresentare la varietà musicale nel mondo, con particolare riferimento alla "World music". La rassegna è curata da Leonidas Antonopoulos, giornalista specializzato in musica. I suoi viaggi, gli incontri con musicisti di vari parti del mondo, lo studio delle origini di musiche sconosciute, dei suoni del passato e di oggi, sono alla base di questa iniziativa tra musica e antropologia.

"Il motivo della serie di documentari "Musicians of the World" non è solo di intrattenimento ma anche di ricerca. Abbiamo deciso di seguire l'andamento della musica contemporanea, i generi musicali e gli artisti esterni all'industria della pop music. Se, nella fase iniziale, la "World music" ha rappresentato una cultura alternativa alla commercializzazione della scena pop, in futuro potrebbe sostituirla. Ha un sound che contiene elementi tradizionali combinati con tendenze musicali contemporanee - dal rock all'hip hop - che producono nuove percezione musicali, sempre più influenti nell'industria musicale planetaria. Questa evoluzione, che rende la "World music" colonna sonora del nuovo millennio, rappresenta però la conclusione della sua fase "originaria", come testimoniano i nostri documentari. La "World music" è stata l'unica innovazione musicale dopo il punk. Per la generazione successiva a quella degli anni '60 è stata la risposta al rock e ha suggerito un nuovo modo di ascoltare la musica, oltre i confini, le epoche, e le etichette commerciali." (Leonidas Antonopoulos)

Omaggio ai registi

Rassegna che il Thessaloniki Documentary Festival dedica al documentario come testimonianza della storia contemporanea e delle condizioni di vita degli individui è il denominatore comune di quattro registi - Barbara Kopple, Jon Alpert e la coppia formata da Julia Reichert e Steven Bognar - a cui questa edizione del festival riserva un omaggio, proiettando una serie di loro pellicole.

Barbara Kopple (1946) debutta a metà degli anni '70 con "Harlan county, Usa", cronaca di uno sciopero in una miniera del Kentucky, vincitore dell'Oscar per il miglior documentario nel 1977. All'inizio degli anni '90, con "American dream", rende noto il dramma della recessione negli stati del Midwest. Fino al recente e pluripremiato "Shut up and sing", passando per il racconto dello storico Festival del rock contro il nucleare e la parabola discendente di Mike Tyson. Storie di persone che affrontano difficoltà e drammi, che affermano i propri diritti e la propria dignità. "Nel documentario, la vita tiene le redini e noi dobbiamo avere l'intelligenza, la flessibilità e la prontezza di seguirla", ha detto la Kopple a proposito del suo lavoro, di cui è spesso sottolineato la descrizione multidimensionale e sensibile dei personaggi.

Julia Reichert (New Jersey, 1946), una delle personalità più rilevanti del cinema indipendente americano, si forma culturalmente durante gli anni della contestazione giovanile degli anni '60. Nel decennio seguente, da autodidatta, si avventura nel documentario con "Growing up female" e insieme con Jim Klein , suo collaboratore, fonda la "New day films", società di distruzione, alternativa al circuito commerciale, poi trasformata in cooperativa di produttori e autori indipendenti. Sull'argomento ha anche scritto un manuale, "Doing it yourself". Con "Union maids" (1976) e "Seeing red" (1983) ottiene due candidature all'Oscar.

Steven Bognar, 43 anni, condivide con la Reichert la formazione culturale anni '60 ("pensare internazionale, agire locale") e il modello di riferimento dato da "migliaia di autori, scrittori, musicisti, poeti, attivisti che non hanno accettato il mondo come è, e hanno usato il loro tempo e la loro abilità per cercare di renderlo migliore. Anche se alla fine non hanno avuto successo". Il primo lavoro realizzato in collaborazione è "A lion in the house", documentario su alcune famiglie alle prese con la battaglia contro il cancro nell'arco di sei anni. Le difficoltà incontrate durante la realizzazione di questo progetto sono tra gli argomenti del convegno, che segue la proiezione della pellicola.

Per la prima volta in Grecia, un tributo a Jon Alpert. Regista, produttore, giornalista, noto per le cronache da Cambogia, Nicaragua, Cina, Russia, Iran, Iraq, e per le interviste esclusive. Eccezionale abilità giornalistica, perseveranza, sensibilità alle questioni sociali e politiche hanno determinato la realizzazione di documentari di notevole impatto sulla opinione pubblica, oggi ritenuti di valore storico inestimabile. Attraverso la società "Downtown community television center", co-fondata e co-diretta, promuove la formazione culturale nell'ambito delle arti e del video, la produzione a basso costo e programmi di sostegno per le minoranze e i giovani svantaggiati.

- Conversazione con Barbara Kopple
Teatro John Cassavetes, 19 marzo 2007

- Convegno: Julia Reichter e Steven Bognard
Come trasformare 100 ore di materiale cinematografico in un pochi minuti di verità sorprendente?
Teatro John Cassavetes, 21 marzo 2007

- Convegno: Jon Alpert e l'etica del documentario
Teatro John Cassavetes
23 marzo 2007



Articoli di Ninni Radicini su festival del cinema in Grecia e Cipro

Copertina del libro La Grecia contemporanea 1974-2006 di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini       La Grecia contemporanea (1974-2006)
di Rudy Caparrini, Vincenzo Greco, Ninni Radicini
prefazione di Antonio Ferrari, giornalista, corrispondente da Atene per il Corriere della Sera
ed. Polistampa, 2007


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