Ararat
Il film sulla memoria del genocidio armeno diretto da Atom Egoyan

di Ninni Radicini
02 maggio 2003


In Italia, la uscita prevista per il 24 aprile del film Ararat, diretto dal regista armeno Atom Egoyan, con sceneggiatura incentrata sul genocidio del popolo armeno, è stata rinviata a seguito del ritardo nel rilascio del visto da parte della commissione di censura, poi arrivato il 29 aprile. Il giorno di uscita del film, pubblicizzato anche attraverso i mass media, non era casuale. Il 24 aprile è il giorno in cui la nazione armena commemora le vittime del genocidio compiuto dai turchi. Un milione mezzo di morti e centinaia di migliaia di esuli furono il terribile computo finale di un massacro per tanti anni oscurato e non riconosciuto ufficialmente per ragioni di realpolitik; tanto che perfino il termine "genocidio" è stato spesso, ed è tuttora, motivo di imbarazzanti artifici linguistici in certi discorsi ufficiali.

Ararat inizia con l'arrivo di un giovane cineasta in Canada. All'aeroporto, tra il suo bagaglio vi sono una serie di materiali filmati che ricostruiscono il genocidio del popolo armeno. Per motivi burocratici, un funzionario lo sottopone a qualcosa che via via diventa un interrogatorio. (...) Dalle prime uscite, lo scorso anno, Ararat ha ottenuto molti consensi di pubblico e critica.

Ad inizio febbraio 2003, alla 23esima edizione dei Genies Awards alla cinematografia canadese, ha vinto cinque premi: miglior film, migliore attrice (Arsinee Khanjian), migliore attore non protagonista (Elias Koteas), migliore colonna sonora (Michael Danna), migliori costumi (Beth Pasternack). Nella occasione, Arsinee Khanjian, moglie di Atom Egoyan, ha sottolineato che questo film vuole contribuire a tener viva la memoria del genocidio armeno. Ararat rappresenta un esecizio di stile notevole, risultato della costante evoluzione del regista e della qualità della sceneggiatura.

Non era semplice riuscire a realizzare un percorso in cui un fatto storico è portato allo spettatore attraverso una vicenda che interagisce con esso. Un film nel film in cui la presenza della storia nella storia del regista e degli attori è talmente marcata da condurre la vicenda in una dimensione in cui la linea di demarcazione tra personaggio e attore diventa sottilissima. I personaggi sembrerebbero tendere a diventare la persona che li interpreta, e questa potrebbe essere l'origine del personaggio.

La memoria, la difficoltà di salvaguardare la memoria, la memoria nel contesto familiare, la negazione della memoria. Ararat è la storia dell'individuo, del suo popolo, della sua nazione. La difficoltà di portare con sè la memoria delle proprie origini e l'azione del tempo, come l'acqua sulla roccia. Forse Atom Egoyan ha cominciato a realizzare questo film nel momento in cui è nato. La qualità della sceneggiatura è nella sua scelta di rappresetare l'atrocità del fatto storico, l'atrocità a cui è soggetto l'individuo, evidenziando il significato vero del termine genocidio: tragedia dell'individuo nella tragedia di una nazione.

Lo spettatore vede scorrere una rappresentazione su vari livelli - dal personale al collettivo - sviluppati in modo da essere come un fiume che via via aumenta la sua portata grazie agli affluenti. In Francia, il 24 aprile 2003, è stato inaugurato un monumento dedicato alla memoria delle vittime del genocidio armeno. Ideato e realizzato da David Yerevantsi è costruito in bronzo, strutturato in tre parti e alto quattro metri.

Quella principale, per onorare i martiri del 1915, è la statua di Komitas, compositore musicale. Komitas (Shoghomon Shoghomonian), orfano a undici anni, entra in seminario a Vagarshapat (adesso Etchmiadzin) in Armenia. Studia composizione liturgica e si diploma nel 1893. Sceglie il nome Gomidas, in riferimento allo scrittore di inni armeno nel VII secolo. Tra i 1896 e il 1899 studia composizione musicale a Berlino. Nello stesso periodo compone musica incentrata sulla tradizione del suo popolo. Colleziona canzoni popolari armene, accumulandone migliaia, e diventando da allora il più importante ricercatore in materia.

I suoi studi dettagliati rappresentano un patrimonio scientifico per le ricerche sulla musica armena. Sull'argomento produce vari saggi e organizza concerti in Europa occidentale in cui suona canzoni armene. Nel 1910 si stabilisce a Costantinopoli (Istanbul), ma a causa del massacro di cui furono vittime gli armeni in Turchia, si reca a Parigi dove dal 1919 visse fino alla scomparsa nel 1935. La decisione di realizzare un monumento in memoria del genocidio armeno era stata votata alla unanimità dalla ammistrazione della capitale francese nel 2001, e sostenuta dal presidente della Repubblica Jacques Chirac. In Francia, più di trenta città hanno monumenti in memoria del genocidio armeno.



Puoi proseguire sull'argomento con le recensioni di Ninni Radicini ai seguenti libri:
L'Olocausto Armeno

Un uomo, una storia

e gli articoli:
Olanda: riaffermato il valore del riconoscimento del genocidio armeno (dicembre 2006)

Ararat e la crisi della qualità in televisione

Riconoscimento del genocidio armeno: iniziative in Argentina, Uruguay e Belgio (maggio 2005)



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